Per Élodie e Solène (foto davanti), questa partecipazione alla 10 km è stata la prima volta. Con sorrisi raggianti i due colleghi hanno tagliato il traguardo, subito raggiunti da un terzo che aveva intrapreso la sfida dei 5 km qualche decina di minuti prima. “Il peggio è stato intorno al 7° chilometro”, confida Solene. “Lavoriamo nel servizio sociale del dipartimento, questa causa ci parla”, motiva Élodie. Questa domenica hanno partecipato una dozzina di membri del servizio, altri sono venuti per incoraggiarli.
Molte organizzazioni non sportive hanno quindi creato squadre. La città di Saint-Maurice ha portato 23 persone, esulta il suo sindaco, Igor Semo, prima di iniziare la marcia d’impegno. Anche la prefettura ha costituito per la prima volta una squadra. L’Università di Créteil ha nuovamente inviato persone. Anche le imprese. Tuttavia è stata una società sportiva, l’Asphalte 94 (con sede a Perreux-sur-Marne e che si allena regolarmente a Tremblay) a vincere la coppa con il maggior numero di partecipanti: una sessantina, soprattutto nella 10 km.
Anche se l’edizione del 2023 non si è potuta svolgere, la Mirabal 2024 ha registrato una grande mobilitazione, con quasi un migliaio di corridori e diverse centinaia di partecipanti alla marcia d’impegno.
Finalmente tanti uomini quante donne in gara
“Con gli anni partecipano sempre più uomini. Oggi siamo 50/50 in gara, cosa che prima non accadeva, anche se in genere ci sono più uomini in gara sport. Ora la sfida è avere quanti più uomini nella marcia di fidanzamento”, pianifica Farida Dammene-Debbih, direttrice dell’associazione Tremplin 94 SOS Femmes.
Una gara mobilita più di una conferenza
Un lungo percorso di sensibilizzazione per l’associazione, nata nel 1995. “Abbiamo iniziato creando hotline, asili nido e alloggi e poi, nel 2010, abbiamo voluto organizzare un evento per sensibilizzare più ampiamente. Inizialmente avevamo pensato ad un convegno, ma questo avrebbe attirato solo persone già impegnate nella causa. Dato che avevamo corridori donne in squadra, abbiamo deciso di fare affidamento sullo sport come vettore”riassume il regista.
Dalla prima edizione nel 2010, la manifestazione è cresciuta anno dopo anno. “Abbiamo iniziato organizzando la 5 km, poi la 10 km, poi abbiamo associato ai più piccoli una corsa per bambini, poi abbiamo creato un villaggio informativo per non perdere il senso dell’approccio che è informare, sensibilizzare, spiegare come individuare la violenza”, insiste.
Uscire dall’isolamento e dalla vergogna
Per le donne sostenute dall’associazione questo momento costituisce anche una gioiosa parentesi. Alcuni fanno parte degli 80 volontari che affiancano il team associativo composto da una ventina di soci per l’organizzazione dell’evento. “È importante che le donne possano prendere parte alle operazioni e all’organizzazione. Sono stati vittime per un momento, ma essere vittima non è un’identità in sé. Partecipare all’organizzazione e vedere che ci sono così tante persone permette loro di uscire dall’isolamento, dalla vergogna e dal senso di colpa. E rendersi conto che è un fatto della società”.
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