La Francia aveva Raymond Poulidor, il Belgio aveva Thierry Neuville. Poche cose collegano il defunto campione di ciclismo al veterano pilota di rally, tranne il termine “eterno secondo”. Perché dal 2012, dopo i primi errori sul circuito del Campionato del Mondo Rally (WRC), Thierry Neuville cerca di vincere il titolo mondiale. Finora senza successo, ma spesso ci è andato vicino.
Oggi 36enne, il pilota della Hyundai Motorsport ha cinque “titoli” di vicecampione del mondo – di cui quattro consecutivi, dal 2016 al 2019 – e ha concluso le ultime tre stagioni al terzo posto. E come nel calcio, dove i Red Devils della Flat Country inciampano continuamente sui Blues, il belga ha sofferto il dominio del francese Sébastien Ogier, otto volte campione del mondo (dal 2013 al 2021).
La sua lunga attesa potrebbe finire. Sei punti bastano a Thierry Neuville alla vigilia del Rally del Giappone (da giovedì 21 a domenica 24 novembre), tredicesimo e ultimo appuntamento della stagione, per assicurarsi l’incoronazione. Il nativo di Saint-Vith, in provincia di Liegi, ha 25 punti di vantaggio sul suo avversario (e compagno di squadra nella squadra sudcoreana), l’estone Ott Tänak. Pilota che ha ottenuto un massimo di trenta punti durante un rally, il belga, il cui risultato più basso registrato in una gara in questa stagione è di nove punti, sembra vicino all’obiettivo.
Successione di disillusioni
Ma non si tratta di vendere prematuramente la pelle dell’orso. Perché Thierry Neuville ha vissuto, per dodici anni, un susseguirsi di disillusioni che lo hanno privato dell’incoronazione negli ultimi istanti. Così, nel 2018, durante l’ultimo rally della stagione, in Australia, era tre punti dietro Sébastien Ogier. Dopo una foratura il primo giorno, è stato costretto al ritiro l’ultimo giorno a seguito di un’uscita di pista. E questa non è l’unica delusione della sua carriera.
Cosa chiedersi: Thierry Neuville è maledetto? “Non credo, ci sono sempre ragioni per cui non abbiamo puntato al titolo. A volte si sono verificati errori ma anche preoccupazioni per le prestazioni e l’affidabilitàspiega il pilota, interrogato da Il mondo. Quest’anno sento che la vettura è molto competitiva, il che aiuta nella gestione della gara. »
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Il contendente al titolo mondiale ha spesso messo ostacoli sulla sua strada. “Thierry Neuville tornava spesso con un’auto che aveva segni, segni sul paraurti, ricorda Julien Ingrassia, ex copilota di Sébastien Ogier e ora consulente di Canal+. Aveva uno stile di guida piuttosto brusco che gli faceva commettere piccoli errori, perché doveva sistematicamente recuperare il ritardo. Questo è ciò che gli è costato il titolo. »
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