L’Athletics Integrity Unit ha annunciato martedì 19 novembre la squalifica tardiva dell’atleta russa, accusata di doping, dalla finale olimpica dei 1.500 metri di Londra nel 2012. In dodici anni, è la quinta partecipante a questa gara a ricevere tale una sanzione.
Lisa Dobriskey aveva ragione. Nel 2012, pochi minuti dopo aver fallito il decimo posto nella finale dei 1.500 metri dei Giochi Olimpici, l’atleta inglese espresse ai giornalisti la sua rabbia e i suoi dubbi sull’integrità dei suoi avversari. “Probabilmente finirò nei guai per aver detto questo, ma non credo di competere ad armi pari. Penso che prima o poi la gente verrà catturata. In ogni caso tengo le dita incrociate.”ha dichiarato. Dodici anni dopo, i media britannici descrissero la finale olimpica come “la corsa più sporca della storia”. E la situazione non migliorerà, perché martedì 19 novembre l’Athletics Integrity Unit (AIU) ha annunciato la squalifica della corridore russa Tatyana Tomashova, accusata di doping, e il ritiro della sua medaglia in denaro, che aveva vinto in seguito l’esilio di alcuni dei suoi avversari.
All’età di 49 anni, Tatyana Tomashova ha ricevuto una squalifica di dieci anni all’inizio di settembre, pronunciata retroattivamente dalla Corte Arbitrale dello Sport (CAS) per violazione delle norme antidoping. Tutti i suoi risultati ottenuti tra il 2012 e il 2015 sono stati quindi annullati. Toccava all’AIU ratificare questa decisione ritirando il suo fascino alla nativa di Perm, negli Urali, già sospeso per due anni nel 2008, prima dei Giochi Olimpici di Pechino. Ora è fatto. “Ci impegniamo a proteggere l’integrità dell’atletica e, anche quando gli eventi sono passati da tempo, indagheremo a fondo sulle potenziali violazioniha dichiarato il presidente dell’IAU David Howman in una nota. Penso che questa decisione avrà sempre senso per coloro che ne verranno giustamente onorati.»
Razza Maledetta
Dei tredici atleti che iniziarono la maledetta corsa londinese nell’estate del 2012, cinque sono stati ora squalificati per doping. Così il turco Asli Cakir Alptekin, arrivato primo e nel 2017 bersaglio di una squalifica a vita pronunciata dal Tribunale Arbitrale dello Sport a seguito di diversi test positivi. Successivamente sono state escluse anche la connazionale Gamze Bulut, seconda sul traguardo, così come la bielorussa Natallia Kareiva e la russa Yekaterina Kostetskaya.
Queste decisioni hanno causato molti cambiamenti nella classifica della finale olimpica, avvantaggiando in particolare l’atleta del Bahrein Maryam Yusuf Jamal, una medaglia d’oro in ritardo. Quarta sul traguardo, Tatyana Tomashova è salita di due posizioni fino a conquistare il secondo posto sul podio. Dodici anni dopo, il tavolo finale della gara cambierà nuovamente. Con la squalifica della russa, l’argento va alla svedese Abeba Aregawi, nata in Etiopia, e il bronzo alla statunitense Shannon Rowbury. La britannica Lisa Dobriskey, delusa decima al traguardo, è ora quinta.
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