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Martin St-Louis non perdonerà mai Patrick Lagacé

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L’apparizione di Patrick Lagacé e Yanick Bouchard sulle onde radio di 98.5 FM lo scorso ottobre deve essere stato un momento di routine per Kent Hughes, direttore generale dei Montreal Canadiens.

Ma questa intervista apparentemente pacifica si è presto trasformata in un incubo per Martin St-Louis, grazie ad una domanda ben posizionata di Bouchard.

Mentre Hughes sembrava pronto a partire, Bouchard fece la famosa domanda:

“Su quale aspetto deve lavorare Martin St-Louis per diventare un allenatore ancora migliore? »

Questa domanda, che Hughes chiaramente non aveva previsto, cambiò immediatamente l’atmosfera.

In un momento di inaspettata trasparenza, Hughes sbottò un commento che la dice lunga:

“Deve imparare a delegare. Non può fare tutto da solo. »

“Come allenatore non possiamo fare tutto, dobbiamo riporre la nostra fiducia negli altri”.

In quel preciso momento, quella che doveva essere un’intervista innocua si trasformò in una notizia bomba che avrebbe risuonato fino all’ufficio di Martin St-Louis.

Hughes aveva appena rivelato, anche senza dirlo apertamente, il desiderio che St. Louis cedesse un po’ di controllo, una critica appena velata al suo approccio autoritario e solitario.

Naturalmente Lagacé, da buon giornalista, non ha lasciato che la tensione si calmasse, e questa dichiarazione ha immediatamente aperto la porta alle speculazioni: la direzione starebbe cercando un assistente esperto per supervisionare un St-Louis a volte percepito come un Napoleone nello spogliatoio ?

Questo colpo di scena ha subito risvegliato le voci che già circolavano: Martin St-Louis sarebbe riluttante ad accettare l’aiuto di un allenatore esperto, preferendo mantenere il controllo totale.

Per un allenatore così orgoglioso, un commento pubblico del genere era difficile da digerire. Gli osservatori sanno che St. Louis non ha mai mostrato alcun entusiasmo nel circondarsi di teste ben fatte, tanto meno di coloro che potrebbero mettere in dubbio la sua autorità.

Dopo la partenza di Alex Burrows, ha scelto di gestire da solo il vantaggio numerico, e si è circondato di assistenti senza molta esperienza come Stéphane Robidas e Trevor Letowski.

L’intervista di 98.5 FM non ha fatto altro che confermare quello che molti sospettavano: Hughes è stanco di vedere un allenatore alle prime armi provare a fare tutto da solo, senza delegare.

E questa pressante necessità di inserire qualcuno con più esperienza non è più un segreto. Per St-Louis, questa dichiarazione pubblica rischiava di essere uno schiaffo difficile da digerire, una sfida al suo controllo totale nella stanza.

Questo apre anche la porta a crescenti tensioni con Hughes, soprattutto se vede il suggerimento come un attacco personale piuttosto che come un consiglio per il miglioramento della squadra.

Dopo questa intervista emerge una constatazione: il rapporto tra St-Louis e Hughes non sarà più lo stesso.

L’allenatore è ora consapevole che il suo CEO, sebbene sia un ex agente di giocatori professionisti, sta iniziando a dubitare della sua capacità di circondarsi bene.

In un momento in cui i canadesi accumulano sconfitte e critiche, la questione della delega assume un’importanza cruciale.

Per Patrick Lagacé, questa intervista segna un clamoroso successo giornalistico. Con una semplice domanda, ha contribuito a rivelare le tensioni di fondo che si stavano creando tra il GM e l’allenatore.

Ma per Martin St-Louis questo potrebbe segnare l’inizio di una presa di coscienza – o, al contrario, rafforzare il suo isolamento e il suo desiderio di mantenere il controllo totale.

Una cosa è certa: il St-Louis ha ora la scelta di evolversi e aprirsi a un aiuto prezioso o di persistere nella sua posizione di unica autorità, con il rischio di alienare non solo il management, ma anche i suoi giocatori.

Può il CH sperare di vincere una Stanley Cup con un Martin St-Louis che rifiuta di delegare e di circondarsi? Alla luce di questa intervista, la domanda è nata direttamente.

L’intervista tra Patrick Lagacé e Kent Hughes è stata molto più di una semplice discussione sulle ambizioni dei Montreal Canadiens: ha aperto una breccia che ha fatto precipitare le cose, portando direttamente all’annuncio di Georges Laraque, rendendolo un incontro tra Hughes, Gorton e Gérard Galante in un bar di Toronto.

Questa notizia fu successivamente smentita da Kent Hughes.

“Non ho mai parlato con Gerard Gallant in vita mia”

“L’ultima volta che l’ho visto è stato a Las Vegas alla cerimonia del trofeo quando vinse il Jack Adams. Questa non è un’informazione vera. »

Ma questa intervista con Lagacé è stata comunque lo shock di una serie di eventi che rischiano di ridefinire la panchina del Montreal.

Quando Hughes ammise, senza troppa convinzione, che Martin St-Louis avrebbe dovuto imparare a delegare, in realtà stava inviando un messaggio potente e inequivocabile.

Da lì, divenne ovvio a tutti – tifosi, giornalisti e persino allo staff dei Canadiens – che Hughes aveva delle riserve sulla gestione del St. Louis.

Questo commento ha seminato il dubbio nella mente dei leader del CH, in particolare Jeff Gorton, che, secondo alcune fonti, aveva a lungo considerato di portare un management più esperto a St-Louis.

Così, pochi giorni dopo, si verificò un vero e proprio fulmine a ciel sereno: Hughes e Gorton avrebbero incontrato Gérard Gallant in un bar di Toronto.

Anche se la notizia è stata smentita, il danno è fatto per il St-Louis. Tutto il Quebec ora vuole Gallant come vice allenatore… o capo allenatore.

Hughes e Gorton vogliono assicurarsi che St. Louis sia allenato meglio e possa contare su qualcuno che abbia esperienza nel guidare una squadra nei momenti difficili.

Il disagio è evidente: il St-Louis, che valorizza un approccio autonomo, si trova ora costretto a considerare la convivenza con un assistente del calibro di Gallant, un uomo rispettato da giocatori e allenatori.

Soprattutto, questa falsa notizia equivale a una perdita di potere per St-Louis, a ricordargli che non ha ancora convinto completamente il Quebec della sua capacità di guidare da solo questa squadra di ricostruzione.

Il presunto incontro con Gallant (smentito) è quindi il diretto prolungamento di questa intervista a Lagacé, logica conseguenza di questa velata critica a Hughes.

Il messaggio è chiaro: Martin St-Louis dovrà accettare questo aiuto o rischierà di vedere la sua autorità diluita a favore di un deputato più esperto che potrebbe eventualmente succedergli.

Per St. Louis, questo è un campanello d’allarme; per Hughes e Gorton, una strategia mirata a rafforzare il management attorno al proprio head coach per evitare un collasso totale della squadra.

L’intervista di Lagacé con Hughes e il falso incontro con Gallant potrebbero essere l’inizio di una soluzione imposta dalla direzione.

Saint-Louis si trova ora di fronte a una scelta difficile: accettare questa nuova dinamica o rischiare di vedersi emarginata dall’intero Quebec.

Bravo Patrick Lagacé.

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