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Cinquant’anni fa, il pugile americano Mohamed Ali sconfisse George Foreman a Kinshasa nel leggendario combattimento “Rumble in the Jungle” organizzato dall’uomo d’affari Don King, riconquistando così il titolo mondiale dei pesi massimi, consapevole che questo combattimento ha segnato la storia dello sport e della cultura popolare.
Ricordando che questo combattimento ebbe luogo il 30 ottobre 1974 a Kinshasa, allora chiamata Zaire. Ali fu privato del titolo mondiale dei pesi massimi nel 1967 per aver rifiutato di prestare servizio militare durante la guerra del Vietnam. Questa partita è diventata il simbolo delle speranze di indipendenza in Africa e del movimento Black Power negli Stati Uniti, rendendo Muhammad Ali un’icona della lotta per i diritti civili e la giustizia sociale.
Nato Cassius Marcellus Clay Jr. nel 1942 a Louisville, nel Kentucky, Ali era un discendente di schiavi prima della guerra civile americana. Il suo debutto nella boxe avvenne negli anni ’50, dove vinse una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960. Nel 1964 divenne campione mondiale dei pesi massimi sconfiggendo Sonny Liston. Poco dopo la sua vittoria, si convertì all’Islam e cambiò il suo nome in Muhammad Ali. Tuttavia, nel 1967, la sua carriera fu sospesa quando rifiutò di arruolarsi nell’esercito, adducendo le sue convinzioni religiose. Sebbene fosse stato condannato a cinque anni di prigione per non aver ottemperato all’appello, rimase libero in attesa del suo appello, che fu infine annullato dalla Corte Suprema nel 1971.
Lo scontro tra Ali e Foreman a Kinshasa è stato uno scontro storico. Nonostante le dimensioni e la giovinezza del suo avversario, Muhammad Ali usò la sua esperienza e strategia, in seguito note come “rope-a-dope”. Assorbendo i colpi di Foreman, riuscì a metterlo KO all’ottavo round, sotto il caldo opprimente di Kinshasa, riconquistando così il titolo di campione mondiale dei pesi massimi.
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