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Elezioni FFR – Dietro le quinte di un plebiscito

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Sabato, intorno alle 13, il Florian Grill è stato eletto dai 1900 club che compongono il francese. Quel giorno eravamo in prima fila…

È un punteggio degno di una repubblica delle bananeovviamente esclusi i brogli elettorali e le deportazioni degli oppositori. Un quasi plebiscito, insomma. Una vittoria elettorale, insomma, come non si era mai vista prima nel rugby francese nella sua versione contemporanea. Era quindi poco dopo l’una di sabato quando il presidente della Commissione di etica e condotta professionale Bernard Foucher, con un raccoglitore nero sotto il braccio, scese solennemente i gradini dell’auditorium Marcoussis. Intorno a lui c’erano un buon centinaio di persone: giornalisti rapiti suo malgrado dalla settima giornata di Top 14, Florian Grill e una trentina di suoi compagni di corsa, nonché un pugno di presidenti di club, la maggior parte dei quali venuti come vicini di casa, o dal sud dell’Ile de . Didier Codorniou? Si trovava a 800 chilometri di distanza, a Narbonne, circondato dal suo clanprobabilmente già consapevole che il destino di queste elezioni è stato deciso nel corso di una campagna in cui il collettivo Ovale Ensemble ha fatto il giro del territorio, tenendo 250 incontri nelle ultime settimane quando il “Piccolo Principe” e i suoi compagni di corsa, di cui è oggi legittimo mettere in dubbio il coinvolgimento, aveva tenuto solo una cinquantina di riunioni…

Visibilmente felice all’idea che un centinaio di persone e, al loro seguito, qualche migliaio di tifosi di rugby pendessero dalle sue labbra, Bernard Foucher, posizionato sul palco centrale, si è preso il suo tempo, ha creato suspense e si è anche concesso una breve digressione. “È Vorrei dire, in premessa, che I si rammarica del clima teso di questa campagna, che non corrisponde in nessun modo valori del rugby come che noi IL Sapere. Questo contesto deleterio è riuscito a mettere in dubbio anche la commissione per le operazioni elettorali e questo lo deploro. Spero che d’ora in poi tutti trovino insieme la strada della pacificazione”.. Un primo applauso è risuonato nell’auditorium del National Rugby Center. Tornato il silenzio, il consigliere di Stato ha poi annunciato in tono neutro i risultati della votazione, che qui suonava come un evviva, là come una ciambella: 67,22% per Florian Grill, 22,8% per Didier Codorniou e un tasso di partecipazione dell’85% che Bernard Foucher ha logicamente descritto come “successo elettorale”tanto che prima di queste elezioni si pensava che i club, stanchi di recarsi alle urne ogni sei mesi circa, avrebbero volentieri evitato la grande massa dei “grandi cappotti”, come venivano chiamati un tempo.

Eletto dall’opposizione, Codorniou siederà nel comitato direttivo?

In quel momento del servizio e osservando Florian Grill, estatico o assimilato, dirigersi verso la pedana, ci siamo finalmente detti due cose: la prima, una sublime carezza all’ego, ha proclamato che, ancora una volta, le consultazioni effettuate da Midol questo caduta con 340 club hanno avuto ragione per la terza volta consecutiva, quando tuttavia, al momento della loro pubblicazione, sono stati accusati da alcuni di odiosa collusione con il potere in carica. La seconda era meno egocentrica: concludeva, alla luce dei voti espressi, che il rugby dal basso, in definitiva, non aveva mai perdonato a “Codor” di aver lasciato per trent’anni il nostro piccolo mondo per entrare, e avere successo, in politica. Molto rapidamente, il Piccolo Principe ha mostrato eleganza, congratulandosi con il vincitore secondo un comunicato stampa preparato in anticipo, augurando addirittura tutto al suo rivale “possibile successo nella gestione e nello sviluppo del rugby professionistico e amatoriale”. In calce al documento, Didier Codorniou precisava inoltre che avrebbe “tempo di riflessione” per quanto riguarda il seguito da dare a “questa avventura”conclusione che non contraddice in alcun modo le voci secondo le quali “Codor” non si sarebbe seduto probabilmente non nel comitato direttivo, per i prossimi quattro anni…

C’era AncheDanni la proroga immediata della proclamazione dei risultatisorrisi e lacrime. le stoico piacere del capo federale, primo, Florian Grill martellando nel microfono che era in realtà che il modesto lavoratore di una nave da crociera di 350.000 giocatori e 60.000 volontari. lsinghiozzo pesantequindi, di un presidente InfattiT ritornare omaggio ai pochi anonimi membri del collettivo Ovale Ensemble che hanno perso la vita negli ultimi quindici mesi. La febbre rinnovata, finalmente, un capo federale alla volta”trasceso e risciacquato” da una campagna muscolare, virile e violenta, come sono In definitiva Sempre. Florian Grill ne aveva mai dubitato? Per essere stato il vicepresidente di Pierre Camou nel 2016, quando Serge Simon e Bernard Laporte avevano deciso di non risparmiare nulla per il presidente uscente, quello che allora era presidente della Ligue île de France Si era spesso rammaricato che il basco, temendo, attaccando il popolo del rugby, di attaccare il rugby stesso, alla fine non avesse mai voluto ricambiare i colpi. Questa volta Grill è entrato sul ring. E lasciò il suo rivale sconfitto per KO…

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