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Trasmettere partite della NHL: nessuna scelta per indossare i miei occhiali color rosa

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È ancora sorprendente vedere Gary Bettman fare ogni sforzo immaginabile per stroncare continuamente sul nascere il progetto di riportare i nordici in Quebec.

Il commissario, che sa essere riservato quando arriva il momento e si prende cura di sé quando si tratta di un mercato americano, non esita invece a sconfessare un mercato canadese.

Dovendo decidere di salvare i Coyote dal fiasco del deserto, possiamo ben immaginare Gary e i suoi assistenti che imballano le scatole di “nastro” negli spogliatoi dei Coyote di notte perché è stato fatto con una facilità sconcertante.

Salt Lake City, che nessuno aveva visto arrivare, uscì dal nulla e prese una mazza.

Apprendiamo che anche Winnipeg avrebbe potuto benissimo cadere nel dimenticatoio senza sparare un colpo e non emigrare in Quebec.

Il grande boss dell’hockey americano è stato ieri al Bell Center per festeggiare la prima partita della storia del suo campionato trasmessa su Prime, quindi su nuove piattaforme anziché sulle tradizionali reti via cavo.

Gary Bettman mette fine alle voci sul Quebec –

Capisco la strategia di Bettman e rimane valida almeno a sud del confine. L’hockey è il parente povero delle principali leghe professionistiche nordamericane.

Le reti tradizionali sono in difficoltà negli Stati Uniti così come qui in Canada. Bettman deve rivolgersi a una nuova mucca da mungere che gli consenta di mantenere il livello di reddito dei suoi proprietari.

Mi sembra ovvio che questi non potranno che aumentare con l’avvento dei GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft) nell’ambiente NHL.

Ma è vero anche qui in Canada? Sono lungi dall’esserne convinto anche se in realtà la partita di ieri sera su Prime è stata il risultato della cessione parziale dei suoi diritti da Rogers Sportsnet al colosso americano del commercio online.

Cos’è in realtà? La popolarità dell’hockey in Canada non è sopravvalutata, è viva e vegeta. Il pubblico c’è e ci sono anche i ricavi, anche se in dollari “Canadian Tire” agli occhi dei decisori newyorkesi.

In altre parole, penso che il peso canadese sia basato sulla crescente popolarità sine qua non della sua demografia ci lascia sperare in un equilibrio di potere tale che Bettman dovrà decidere di mantenere, almeno in parte, i diritti di trasmissione sui canali televisivi tradizionali da questa parte del confine.

Questo è il pensiero magico che mi impongo, sognando davanti all’eterno perché la controparte di quanto appena precede è che Bettman può benissimo dirsi che il mondo ama così tanto l’hockey in Canada che si abboneranno senza indugio a Prime o Apple o qualsiasi altro modello di streaming con il quale firmerà un lussuoso accordo.

Probabilmente il commissario non avrebbe torto a pensarla così. D’altronde, qual è il reale valore dell’interesse di un colosso GAFAM per il mercato canadese? Chiaramente, è possibile che un Prime di questo mondo possa acquisire tutti i diritti della NHL sul territorio canadese con un costo di circa 700 milioni di dollari all’anno?

Senza dubbio in base alle loro tasche profonde. Ma queste società e i loro azionisti si rifiutano di perdere denaro. Possono, considerando la quota di mercato che già occupano sul suolo canadese, sperare di guadagnare 700 milioni di dollari in diritti più qualche centinaio di milioni in più in costi di produzione ogni anno, solo con gli abbonamenti che l’acquisizione dei diritti genererà nell’hockey?

La risposta è sicuramente no. Tuttavia, resta da vedere cosa sono disposti a perdere per avere la NHL esclusivamente nella loro offerta ai clienti? E quale inchinarsi Gary Bettman sarà disposto a fare per garantire un accordo storico, un altro, questa volta a scapito dei cari vecchi abbonati tradizionali via cavo in Canada.

Alcuni hanno visto l’arrivo di Mark Messier e del resto della squadra Prime ieri sera al Bell Centre come l’inizio della fine della trasmissione delle partite di hockey sulla televisione tradizionale canadese.

Gary Bettman non ha fatto nulla per sedare questa crescente ansia.

Ma, e mi direte che adoro portare i miei occhiali rosa, qualcosa mi dice che prima di arrivare a questa constatazione fatalistica, c’è un forte rischio che ci sia un accordo di transizione che preveda una condivisione dei diritti tra il GAFAM e emittenti televisive tradizionali.

E allora, se così fosse, rischiamo comunque di parlare di sport a inizio serata qui a casa vostra… a TVA Sports! Onestamente, niente mi renderebbe più felice.

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