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Marion Bunel rotola verso il futuro – Seine-Saint-Denis

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“Il circuito del Campionato del Mondo è duro. Ci sono due salite nel circuito, non sono passi, ma possono andarmi bene.” Quando ci parla al telefono, Marion Bunel non è ancora a Zurigo, in Svizzera, dove questo fine settimana si svolgerà la gara femminile élite dei Campionati del mondo, ma nello spirito è come se fosse già lì.

Sabato, la 19enne corridore darà il tocco finale a una stagione magistrale con questa selezione al fianco di Juliette Labous e Pauline Ferrand-Prévôt… la sua prima da professionista.

“È vero che il 2024 è stato eccezionale, dall’inizio alla fine per me. L’ho affrontato senza particolari pressioni, come un anno di apprendimento e il risultato è andato oltre le mie aspettative.”

Vittoria assoluta al Tour de l’Avenir, successo nella Classica delle Alpi Grésivaudan, 2e Largo al Tour de l’Ardèche… complimenti a Charlotte Bravard, direttrice sportiva del St Michel Auber, per essere andata a scoprire questo gioiello!

“Anche quando gareggiavo come dilettante, l’idea di venire a St Michel era nella mia mente: vedevo la bella atmosfera che poteva esserci alle gare e quando a luglio 2023 Charlotte mi ha offerto la possibilità di iniziare lì come stagista, l’ho vista come una grande opportunità. Quello che è seguito non mi ha deluso”.afferma Marion Bunel, felice di aver potuto fare il suo debutto professionale al fianco di Roxane Fournier, Marion Borras e Victorie Guilman…

“Con tutte queste ragazze – bisogna aggiungere Dilyxine (Miermont), Célia (Le Mouel) – siamo diventate un po’ più che compagne di squadra, formiamo un gruppo di amiche e credo che questo si veda in gara”dice la più giovane, e non sappiamo ancora se rimarrà a St Michel l’anno prossimo.

I suoi bisnonni gestivano un negozio di biciclette.

E per citare un evento che le rivela la solidarietà che regna tra le Madeleines: “Al Tour de l’Avenir del 2023, quando ero ancora un tirocinante, sono caduto e ho rotto la bici sulle Alpi. Charlotte Bravard, che non era in questa gara (poiché è organizzata da squadre nazionali), ha viaggiato di notte da Parigi per portarmi un’altra bici.”non dimenticare il Normanno, nato a Bernay, nell’Eure.

Diventare professionista, questa scalatrice d’eccezione ci pensava da tempo, lei che prima di lei ha moltiplicato i titoli di campionessa dilettante di Normandia. Bisogna dire che con una famiglia da sempre immersa nel ciclismo, ha un bel pedigree. “I miei bisnonni gestivano un negozio di biciclette a Livarot, anche mio nonno e mia nonna erano corridori, proprio come mio padre”racconta colui che ha iniziato al VC Bernay prima di passare al VC Lisieux, terra di ciclismo per eccellenza.

Piena di talento, la giovane piantina non arriva però in un paese conquistato. È persino piena di gratitudine per quelle vecchie mani che hanno ripulito il terreno prima di lei. “Prima della mia generazione, partecipare al Tour o ad altre gare non poteva essere un obiettivo per le ragazze, perché queste gare non esistevano. Ora, da qualche anno, è diventato possibile e mi rendo conto di quanto sono fortunata.”gioisce colei che trae ispirazione dall’olandese Marianne Vos e dall’italiana Elisa Longo Borghini, che quest’anno ha avuto anche il lusso di battere.

Sul quotidiano Ouest France, Marion ha recentemente confidato di aver “per il sogno più grande di vincere un giorno i campionati del mondo”. Vorremmo quasi che non fosse già sabato, sull’impegnativo circuito di Zurigo. Perché se abbiamo già realizzato tutti i nostri sogni a 19 anni, dove stiamo andando?

Christophe Lehousse

Foto: ©Auguste Devaire

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