Lo skipper del monoscafo Monnoyeur – Duo per lavoro ha dovuto lottare per sfuggire all’abbandono. Lo racconta.
Dopo Maxime Sorel, Louis Burton e questa domenica Pip Harte, Benjamin Ferré credeva che anche lui avrebbe dovuto arrendersi in questo 10e edizione del Vendée Globe. Vittima di un cilindro della chiglia danneggiato (il cilindro ne permette l’inclinazione), lo skipper ha raccontato la sua disavventura dopo ore di riparazioni ieri sera, aiutato dal suo team tecnico. “ Sono state le ore più intense che ho vissuto su una barcasussurrò, chiaramente esausto. Nel bel mezzo di un pisolino, ho sentito un forte botto. Mi sveglio di soprassalto, esco dalla cuccetta, vedo l’olio che esplode su tutta la barca, la chiglia che si muove sottovento. Esattamente lo stesso scenario della Transat CIC in cui ho rotto il mio cilindro idraulico che sostiene la chiglia e che è arrivato a poppa e ha frantumato l’intero fondo dello scafo. La diagnosi è stata fatta abbastanza rapidamente: c’era un fissaggio sul cilindro che è letteralmente esploso mandando in frantumi parte del materiale del cilindro e causando una perdita d’olio.
Insieme alla sua squadra tecnica, Benjamin Ferré ha potuto contare sull’assistenza telefonica di un altro concorrente, che altri non è che Jean Le Cam, i due si sono scambiati molto prima della partenza durante la preparazione di questo giro del mondo. “ La squadra tecnica è stata mobilitata tutta la notte. Dopo 12 ore di impegno, ben raccontate da Jean le Cam che è stato incredibile, che mi ha accompagnato tutta la notte, che ha trovato soluzioni per me, ha portato idee. Mi ha chiamato ogni ora ieri sera. È stato un lavoro duro e irrequieto. Sono stanco, completamente esausto, il mio corpo è rigido. Non posso più stringermi la mano. Sono scosse di assestamento sia fisiche che emotive perché ho attraversato tutti i diversi stati. Pensavo davvero che il Vendée Globe fosse finito. Per gran parte della notte ho pensato a come raggiungere l’Australia a Perth in modo che la squadra potesse intervenire sulla barca. Stavo già pensando di concludere questo giro del mondo fuori gara. »
Un trauma
E il marinaio aggiunse: “ Ho attraversato tutti gli stati emotivi. Adesso devo riposarmi ma ho un po’ di “trauma a sacco”: appena mi siedo, il minimo rumore mi fa saltare fuori dalla cuccetta. Dovrò riuscire a risolvere questo piccolo trauma per potermi riposare perché se tutto va bene c’è ancora mezzo giro del mondo da fare“. E non il più semplice. Contattato da Le Figaro mercoledì scorso, ha ammesso il piacere di stare in mare, così come le difficoltà di affrontare la navigazione nei mari del grande sud. Eccolo profondamente immerso nell’argomento.
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