Cosa è successo la notte tra il 19 e il 20 marzo 2022? Giovedì il tribunale penale di Parigi è entrato nei dettagli del sequestro di cui è stato vittima il calciatore francese Paul Pogba, durante il processo contro sei suoi parenti.
“Chiudi la bocca e mettiti le mani sulla testa!”: queste le prime parole degli uomini incappucciati entrando nell’appartamento dove Paul Pogba e due suoi amici, Adama C. e Roushdane K., si trovavano a Montévrain (regione parigina) ) quella notte.
In pantaloni neri e giacca di jeans, Adama C. racconta la sua versione allo stand. È uno dei sei imputati che appaiono coinvolti in quello che è stato definito il “caso Pogba”: ricatti, pressioni e perfino sequestro con l’obiettivo di estorcere 13 milioni di euro per il centrocampista, che all’epoca dei fatti giocava a Manchester United poi alla Juventus Torino.
“Erano armati e avevano giubbotti antiproiettile”, ricorda Adama C, molto commosso nel ricordare quella serata. Esita, tira su col naso e si asciuga il viso con un fazzoletto consegnatogli dal suo avvocato prima di proseguire.
Secondo lui, i due rapinatori si sono immediatamente avvicinati al calciatore chiedendogli 13 milioni di euro per i servizi resi, sostenendo di aver garantito la sicurezza del nazionale francese per 13 anni.
“Paul aveva le mani alzate, la sua voce tremava, non capiva così hanno armato le pistole e Paul ha gridato: pagherò! Vado a pagare!
Secondo Adama C. i rapinatori hanno poi minacciato tutti e tre di fare del male a loro e ai loro cari se si fossero rivolti alla polizia.
E infatti nessuno sporge denuncia, almeno inizialmente. Il gruppo di amici parla a malapena di quanto accaduto, secondo Adama C., nonostante la violenza degli eventi.
Paul Pogba sporgerà finalmente denuncia in Italia nel luglio 2022, prima di essere ascoltato in Francia pochi giorni dopo.
Una rapina, due versioni
“È un po’ incompiuto, vero, come richiesto? “, si chiede poi il presidente del tribunale. “Arrivano, ti derubano e se ne vanno senza dare termini di pagamento, senza dare un ultimatum?”
Anche i rappresentanti della Procura sono scettici nei confronti di questa testimonianza che differisce da quella di Paul Pogba, assente all’udienza.
Agli investigatori dell’Ufficio centrale per la lotta alla criminalità organizzata ha dichiarato di essere stato “intrappolato da amici d’infanzia”.
Secondo il giocatore, gli uomini armati erano già nell’appartamento affittato da Adama C. e li ha sentiti parlare a bassa voce con Roushdane K., il terzo amico presente durante la rapina.
Paul Pogba ha anche detto di aver visto un sorriso sulle labbra di Roushdane K. quando li ha accompagnati alla porta.
“Come facevano questi uomini a sapere che il signor Pogba era in questo appartamento quella sera?” si chiede Carine Piccio, l’avvocato di Paul Pogba. “Era un posto in cui lo portavi, era presumibilmente improvvisato e lui non era mai stato lì prima”, continua.
Al banco dei testimoni Adama C. alza le spalle, non ha spiegazioni.
Adama C. come il suo coimputato Machikour K. il giorno prima hanno confermato che tutti avevano delle critiche da fare a Paul Pogba che ha dato meno notizie, che non aveva dato i soldi promessi per i progetti dei suoi amici d’infanzia…
Un mese dopo il parto, ciascuno degli amici ha ricevuto dal giocatore in partenza per Torino un bonifico di 20.000 euro.
Gli altri amici d’infanzia di Paul Pogba devono ancora essere ascoltati dal tribunale così come il suo fratello maggiore, Mathias, autore di video minacciosi nell’agosto 2022.
Gli imputati rischiano fino a dieci anni di carcere.
Il processo durerà fino al 3 dicembre.
(afp)