Girondini. Albert Riera: “Non possiamo andare avanti in questo momento”

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Il suo arrivo al Bordeaux e la mentalità da Ligue 1

Albert Riera a Radio Marca: “Venivo dalla Slovenia (…) ho iniziato ad allenarmi lì, tutto andava bene. Ma siccome i Girondini erano una mia vecchia squadra, non potevo lasciarmi sfuggire questa opportunità nonostante fossero in seconda divisione. Per far capire bene agli ascoltatori, è come dire al Barça che per i prossimi 4 o 5 anni non sarà in Europa, dobbiamo fare un progetto, andarci poco a poco, ecc. È una grande squadra, non si può dire così. Tutti vogliamo titoli, tutti vogliamo vincere.

C’è una grande squadra come questa in ogni Paese. Ho rilevato il problema principale quando sono arrivato in ottobre. Oltretutto non è la stessa cosa che arrivare in pre-campionato. Oggi potrò prendere in carico questa squadra. Quindi ho scoperto che la mentalità era ancora quella della 1a divisione. Ora, siamo in 2a divisione o in 1a…? La gente già pensava alla 1a divisione senza aver vinto la 2a. Quella è stata la cosa più difficile, cambiare questa mentalità (…) E poi c’era il problema finanziario, non potevamo rafforzarci, a differenza degli altri, e non potevamo arrivare ai playoff.”

Questa stagione: obiettivo Ligue 1?

“Sì, ovviamente. In questa stagione c’è una cosa importante, che si chiama DNCG. È la guardia di finanza francese, dobbiamo approvarla. Questa commissione deve darci la sua approvazione sul bilancio di quest’anno, di praticamente 40 milioni di euro, e Oggi secondo il colloquio con il presidente ci sarebbero, quindi prima dobbiamo passare questo e poi vedere quali possibilità abbiamo per rafforzarci. Per il momento non siamo assolutamente rinforzati, siamo la stessa squadra come l’anno scorso abbiamo perso due giocatori per scadenza del contratto (Nsimba e Weissbeck).

“Sanno che mi piacerebbe avere la squadra, con la lista dei giocatori che ho fatto per la scalata”

A tutti noi piace progredire, andare avanti, lottare per arrivare in cima, ma il calcio ti rimette al tuo posto. Quest’anno eravamo tra i primi 5 o 6 presenti, prima divisione inclusa, immaginate, quindi arrivare lì e dire “non è quello l’obiettivo” (n.d.r.: salire in 1a divisione). Sarebbe difficile. Ho fatto l’esempio del Barça, se arrivi lì e dici “non lottiamo per la Liga”, credo che l’allenatore appena arrivato non trasmetterebbe questo messaggio.

Quindi l’obiettivo è passare alla Ligue 1, ma vedremo che squadra avremo e spero che potremo dire che lotteremo per questo perché è quello che mi piacerebbe di più, ma… Io’ Sono una persona a cui piace parlare della realtà, sono una persona onesta, un po’ troppo a volte, ma se la realtà non viene fuori. Sanno che vorrei avere la squadra, con la lista dei giocatori che ho fatto per la scalata, perché è l’obiettivo che ci piace e soprattutto questo club lo merita.

Sulla sua comunicazione diretta con gli allenatori francesi: “In 2a divisione eravamo 2 allenatori stranieri, un portoghese a Dunkerque ed io”

“Così capite bene. In prima divisione non è la stessa cosa, dato che c’erano 11 allenatori stranieri e 9 francesi. Quindi nei primi 6 della prima divisione, tutti gli allenatori erano internazionali, quindi stranieri. Lì non Non ci confrontiamo molto con gli allenatori stranieri. In 2a divisione eravamo in 2, io e un portoghese a Dunkerque Quindi siamo 2 stranieri su 18 allenatori. E’ normale che loro (i francesi) si proteggano un po’. Ritengo che gli allenatori francesi siano allenatori che non dicono molto all’esterno, ciò non significa che non abbiano le loro idee e che non facciano bene le cose.

E ci sono persone come me a cui piace spiegare perché faccio le cose. Non faccio le cose perché non mi sveglio la mattina pensando che le cose andrebbero meglio se le facessi diversamente, ma perché penso che sarebbe più adatto alla squadra. Lo spiego spesso ed è un po’ scioccante, ma tutti sono come sono. Come ogni cosa nella vita, ogni cosa ha il suo lato positivo e il suo lato negativo.”

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