Sabato sera a Pittsburgh, Sidney Crosby ha segnato il suo 600esimo gol in carriera, un’impresa storica che solo 21 giocatori nella storia della NHL sono riusciti a realizzare.
Tuttavia, questo momento che avrebbe dovuto essere un grande momento si è trasformato in una serata buia. Dopo l’umiliante sconfitta per 6-1 contro lo Utah Hockey Club, il capitano dei Pittsburgh Penguins ha posato impassibile con il disco del gol.
Niente sorrisi, niente festeggiamenti. Solo un uomo con lo sguardo fisso nel vuoto, testimone della caduta libera della sua squadra.
I Penguins non sono solo cattivi in questa stagione. Sono disperatamente cattivi. Ultimi nella divisione Metropolitan con un record di 7-12-4 e una differenza reti di -34, incarnano tutto ciò che c’è di sbagliato in una squadra al completo collasso.
La loro offensiva manca di mordente, la loro difesa è pessima e il loro gioco di potere è anemico. Persino Crosby, noto per il suo ottimismo e la sua leadership, sembra incapace di riaccendere la fiamma di una squadra un tempo dominante.
Questa situazione è tanto più dolorosa perché Crosby, a 37 anni, è ancora tra i migliori giocatori del campionato.
Il suo talento, la sua determinazione e la sua etica del lavoro rimangono intatti, ma ora sono sprecati in una squadra che non riesce più a tenere il passo.
In questo caos emerge una domanda cruciale: Sidney Crosby è in parte responsabile della triste condizione dei Penguins?
Insistendo affinché i suoi amici di lunga data Kris Letang ed Evgeni Malkin ricevessero contratti lucrosi nonostante la loro età avanzata, Crosby avrebbe condannato i Penguins a breve termine.
Letang, firmato fino al 2028 a 6,1 milioni di dollari a stagione, e Malkin, pari fino al 2026 a 6,1 milioni di dollari, pesano molto sul libro paga di una squadra incapace di rinnovarsi.
Crosby, per lealtà, potrebbe aver trascurato le esigenze future dei Penguins. Ora quella lealtà si sta rivoltando contro di lui, poiché la squadra che ha contribuito a costruire non è in grado di competere in un campionato dove dominano velocità e gioventù.
Con i Penguins in caduta libera, le voci cominciano a circolare: Sidney Crosby potrebbe essere scambiato?
Sebbene l’idea sembri impensabile per una franchigia che deve molto al suo capitano, la realtà dello sport professionistico a volte porta a decisioni difficili.
I Nashville Predators e i Colorado Avalanche vengono citati come potenziali destinazioni per Crosby, due squadre capaci di dargli la possibilità di vincere ancora.
Nashville, cercando di rafforzare il proprio nucleo competitivo, potrebbe fornire un ambiente stabile e risorse per massimizzare gli ultimi anni di Crosby.
Con giovani giocatori promettenti e la necessità di leadership, i Predators potrebbero essere una destinazione attraente.
Già ricco di talento, l’Avalanche potrebbe essere la soluzione perfetta per Crosby, unendosi a giocatori d’élite come il caro amico Nathan MacKinnon e Cale Makar.
Con il Colorado, Crosby potrebbe inseguire un’altra Stanley Cup senza dover portare l’intero carico.
I Pinguini non soffrono solo sul ghiaccio. Dietro le quinte, l’organizzazione è in crisi. I posti vuoti nell’arena, i prezzi esorbitanti dei biglietti e delle concessioni e la mancanza di una comunicazione chiara da parte di Kyle Dubas o del Fenway Sports Group stanno esacerbando il malcontento dei fan.
Questi ultimi, abituati al successo, si ritrovano di fronte ad una squadra senza direzione, senza energia e senza speranza.
La mancanza di risposte a livello strategico è evidente. Gli aggiustamenti tattici dell’allenatore Mike Sullivan sembrano inefficaci e la difesa, in particolare, è una costante fonte di vergogna.
Il giovane Owen Pickering è stato spinto tra i primi quattro, non perché sia pronto, ma perché le altre opzioni sono anche peggiori.
Il 600esimo gol di Crosby, segnato davanti ai tifosi di Pittsburgh, avrebbe dovuto essere una celebrazione. Ma invece è stato oscurato dalla miseria circostante.
Crosby, che ha costruito la sua eredità su vittorie e momenti di gloria, è ora intrappolato da una squadra che non riesce più a stargli dietro.
Per un giocatore che incarna il successo e il coraggio, questo declino è insopportabile. Crosby merita di meglio, ma ora è bloccato in un’organizzazione che non può andare né avanti né indietro.
Se Crosby venisse ceduto, sarebbe la fine di un’era gloriosa per i Penguins, ma forse l’inizio di un nuovo capitolo per un giocatore che rifiuta di accontentarsi della mediocrità.
Bisogna infatti guardare in faccia la realtà: Sidney Crosby verrà ceduto. La questione non è più se, ma quando,
In questo momento il cielo sta cadendo su Sidney Crosby, e forse è giunto il momento per lui di cercare nuovo sole altrove.