L’arbitraggio è l’altra grande pietra nei panni dei piccoli club. Nessun arbitro significa subito sanzioni. Quasi impossibile tagliarlo. La sanzione si applica ai trasferimenti.
Il regolamento prevede che sia necessario un arbitro in D3, due in D1 e tre in R3. “Può essere penalizzante per i club che non hanno personale sufficiente. Il primo anno hanno perso due cessionari, quattro il secondo anno e sei il terzo anno. Ciò significa che si trovano in situazioni complicate. Quando scendono, i giocatori partono per livelli più interessanti e non è più possibile reclutare,” spiega Luc Tréguer, eletto nella circoscrizione.
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Tripla punizione
È un vero e proprio circolo vizioso che non è estraneo alla scomparsa di molti club. “E’ addirittura una tripla sanzione: la discesa, il minor numero di cessionari, più la sanzione pecuniaria”deplora Laetitia Menez, ex presidente di Tréglonou.
Ovviamente senza arbitro niente partita, ma senza società niente calcio.
“Il numero degli arbitri dovrebbe essere basato sul numero dei licenziatari per aiutare i piccoli club. C’è un altro problema quando abbiamo la fortuna di poter accogliere un arbitro, lui ci copre solo dopo quattro anni”. deplora Karine Kerdraon di Dirinon.
I club attuano azioni per promuovere l’arbitraggio, ma non vengono premiati né favoriti. Nella maggior parte dei casi prevale solo la sanzione.
Esistono però delle soluzioni, come la sponsorizzazione. Un giovane arbitro di un club più grande potrebbe sostituire un club piccolo per evitare la punizione in cambio di essere accompagnato nei giorni delle partite da un volontario del club piccolo. “È un dare e avere” indica Laetitia Menez.
Il futuro presidente dovrà arbitrare tutto questo.
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