Sembra che solo le piccole imprese non stiano attraversando la crisi. D’altra parte, quando ti esponi al firmamento… Sono passati infatti diciotto anni dall’ultima volta che il Manchester City ha subito quattro sconfitte di fila, in tutte le competizioni. Intanto la Champions League è finalmente arrivata sana e salva, dalla parte azzurra del Manchester. Sulla scala di questo orco con sei Premier League in sette anni – di cui quattro di fila – questo brutto periodo assume l’aspetto di un dramma nazionale, strappando gli ultimi capelli vaganti dalla testa di Pep Guardiola. Tanto più che nel 2006, data dell’ultima serie “nera” simile, la City era solo un’ombra guidata da un precario: Stuart Pearce. Il mondo del calcio allora era lontano dall’immaginare che un fondo di investimento di Abu Dhabi lo avrebbe trasformato in uno spaventapasseri di dimensioni europee. Quindi, un semplice crollo auspicato da tutti i concorrenti, una vera e propria “crisi” o l’ennesima esagerazione, visti i numerosi infortuni da deplorare sul fronte Skyblues ?
Di chi “non ne ha diritto”
Arsenal, Liverpool, Chelsea, Manchester United, tutte le big storiche d’oltremanica hanno già vissuto il crollo (a volte per intere stagioni), subendo i contraccolpi delle loro imprese passate. Ma il controllo di Cittadini nel campionato inglese nell’ultimo decennio rende la loro attuale scarsa forma sorprendente agli occhi dei rivali. Trascinati dallo Sporting CP in Champions League in settimana, sorpresi dal Brighton questo fine settimana, gli uomini del (nuovo) dio calvo mostrano un’improbabile generosità e Guardiola sembra per la prima volta disilluso dalla situazione. E per una buona ragione, non aveva mai subito quattro sconfitte consecutive in carriera. Allora qual è il problema, dottore? Tanto per cominciare manca il fresco Pallone d’Oro Rodri e mancherà ancora fino alla fine della stagione. Con lui? Nessuna sconfitta in 36 partite. Senza di lui? 5 sconfitte in 13 partite. Senza metronomo e cervello davanti alla difesa, il Manchester City scivola, ed è logico. Quel che è peggio, l’infermeria è sempre piena: John Stones (caviglia), Rúben Dias e Jack Grealish sono lì stabilmente, Oscar Bobb ha un abbonamento lì, Jérémy Doku è appena arrivato, Kevin De Bruyne è appena uscito e fatica a ritrovare i suoi sentimenti , Savinho, Kyle Walker e Nathan Aké sono rimasti lì, Manuel Akanji flirta con.
Tanto che un giovane del settore giovanile, Jahmai Simpson-Pusey (19 anni), è stato promosso d’urgenza e rilasciato nella fossa dei leoni, partendo direttamente in Champions League al fianco del difensore centrale svizzero. Adesso Guardiola si lamenta costantemente della zona mista. Al termine della rimonta di Brighton, per esempio, al microfono di Sky: “Al momento non siamo in grado di giocare 90 minuti ad alto livello. Questa è la realtà. Ci mancano troppi giocatori. Mancano quattro difensori centrali, il nostro miglior giocatore sarà fuori fino alla prossima stagione, De Bruyne è lontano dal suo miglior livello, Doku è infortunato, Grealish non se la cava. Al momento non abbiamo un elenco completo, ma dobbiamo conviverci… » Un sentimento condiviso da İlkay Gündoğan dopo la sconfitta contro il Gabbiani. Dopo un primo tempo molto serio, la macchina si è fermata, la squadra è apparsa sopraffatta nel fisico e nell’impegno. Se a ciò si aggiunge il rendimento altalenante di Phil Foden in campionato o il livello di Matheus Nunes (un solo gol in totale per i due esterni dall’inizio della stagione in Premier League, non di grande aiuto per Erling Haaland), sono quindi molti, quelli che già immaginano la caduta del re a vantaggio del Liverpool di Arne Slot, che è in piena attività. Nelle discussioni per prolungare il suo contratto di un anno, Pep Guardiola vede quindi riaffiorare i suoi detrattori: quelli che sostengono che abbia distorto il calcio e alla fine ricevono una reazione che lo costringe a buttare via dei ragazzi per risolvere i suoi problemi di personale. Tuttavia, sono bastati pochi colpi di bacchetta magica di De Bruyne e una difesa di nuovo in carreggiata perché la stagione non sembrasse più così losca.
Il Brighton rovescia un Manchester City ancora malato