Guerra fredda tra Tortorella e Michkov,
Daniel Brière deve aver perso il sonno per questo.
L’uomo che ha intrapreso un’ambiziosa ricostruzione con i Philadelphia Flyers, contando sul prodigio russo Matvei Michkov per riaccendere la fiamma, oggi si ritrova intrappolato in un nodo che probabilmente non aveva previsto.
Mentre Michkov ha avuto un inizio di stagione di tutto rispetto, con 10 punti in 13 partite, piazzandolo addirittura in testa alla corsa per il Trofeo Calder, il suo allenatore, John Tortorella, ha deciso di lasciarlo da parte per due partite consecutive.
La giustificazione? Un semplice e ripetitivo «Fa parte del processo. »
Una risposta che comincia a somigliare più a un vicolo cieco che a una strategia di sviluppo.
Immaginate la scena: un giovane promettente selezionato con grande clamore, che mostra prestazioni solide che fanno sognare i fan.
Tutto è pronto affinché il russo possa decollare. E lì, senza preavviso, Giovanni Tortorella lo inchioda alla panchina per due volte di seguito. “È il processo” lui risponde semplicemente.
Difficile dire se i giornalisti di Filadelfia siano più sconcertati o esasperati.
Il termine “processo” inizia a suonare vuoto, soprattutto quando il giocatore in questione ha più punti di diversi veterani della squadra.
Se l’idea alla base di questa messa da parte è quella di ” sviluppare “ Michkov, ci si potrebbe chiedere come si possa fare una cosa del genere dalla tribuna.
È come se Tortorella si divertisse a mischiare le carte.
Per Brière la situazione diventa sempre più insopportabile. Da direttore generale ha investito molto su questo giovane giocatore.
Michkov dovrebbe incarnare il futuro dei Flyers, e qui è relegato in sala stampa.
Per come stanno andando le cose, Brière dovrà intervenire – e non sarà carino.
Si sente che si avvicina lo scontro tra Brière e Tortorella.
Da una parte c’è Michkov, simbolo della rinascita dei Flyers e capolista per il trofeo esordienti.
Tortorella, invece, allenatore vecchio stampo, fermo e inflessibile, che sembra aver deciso che Michkov dovesse passare un «formazione» che è l’unico che capisce.
La ripetizione quasi meccanica di « Fa parte del processo » comincia a sembrare più un rifiuto di responsabilità che un vero e proprio piano di sviluppo.
E Brière, dietro le quinte, deve chiedersi per quanto tempo potrà tollerare questo divario tra il suo progetto di ricostruzione e l’approccio imprevedibile del suo allenatore.
Il dilemma è questo: se questa situazione di esclusione persiste bisognerà fare una scelta.
Sarà Tortorella o Michkov.
E poniamoci la domanda: tra un allenatore che insiste a chiudere lo spogliatoio e un giovane promettente il cui futuro potrebbe ridefinire i Flyers, chi è più facile da sostituire?
La risposta è ovvia. Licenziare un coach è sempre più facile che vedere un talento grezzo lasciare l’organizzazione per altri orizzonti o, peggio, vederlo svanire prima ancora di avere l’opportunità di prosperare.
Brière si ritrova quindi al centro di un vero e proprio puzzle.
Intervenire significa rischiare una “guerra dei galli” con Tortorella.
Non fare nulla significa compromettere il futuro di Michkov e, per estensione, il suo.
Qualunque sia l’esito, il messaggio è chiaro: a Filadelfia è la visione del futuro di Brière a contrastare il metodo personalissimo di Tortorella.
E alla fine non c’è dubbio che la scelta andrà a favore di chi incarna davvero il futuro di questa squadra.
Miseria…