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Le scelte di Petković si spiegano con…

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Diversi anni fa, DZfoot pubblicò l’articolo “Elenco conservatore per le partite senza posta in gioco” al quale Djamel Belmadi reagì pubblicamente, ritenendo che tutte le partite avessero una posta in gioco e che volesse soprattutto instaurare una cultura della vittoria, ribattendo però che un funzionario la partita non era il luogo appropriato per un test.

La parzialità dell'autore dell'articolo – lo stesso che ha scritto quello che sta passando davanti ai vostri occhi – era semplice: poiché l'Algeria disponeva di una squadra ben consolidata, doveva approfittare della situazione di allora, che vale a dire quello di una squadra già qualificata che ha due partite da disputare (stessa situazione di oggi) per effettuare i test.
Se entrambi gli schieramenti ed entrambi gli argomenti concordano, il caso Vladimir Petković nel 2024 è diverso da quello del suo predecessore.

A differenza dell’era Belmadi, nel 2024 nulla è veramente certo

Il primo argomento è già evidente: Djamel Belmadi era campione africano e un anno e mezzo dopo era relativamente poco disposto a cambiare un metodo che aveva funzionato. La serie di invincibilità da lui regolarmente citate, percepite da alcuni come insidiose, è bastata a lasciargli un minimo di margine nella gestione della rosa e nella scelta degli uomini.

Per Vladimir Petković bisogna fare tutto. La qualificazione alla Coppa d'Africa è il minimo per un'Algeria che si rispetti, e spetterà soprattutto a loro esibirsi lì (e disputare il prossimo Mondiale, 12 anni dopo) garantirsi un margine reale la sua manovra. È già riuscito a mettere a tacere i più veementi con una serie di buone prestazioni ma nulla gli sarà perdonatocome osservato dopo la sconfitta contro la Guinea. Quindi l’idea di costruire un team con la massima automazione e fiducia potrebbe non essere inverosimile.

Buon momento per provare con chi c'è già

Altro argomento, sempre legato alla situazione: Vladimir Petković può approfittare delle partite in cui non deve vincere a tutti i costi per sperimentare cose nuove. Già alterna schemi a seconda che la sua squadra giochi in trasferta o in casa, e spesso ha dovuto fare i conti con una cascata di infortuni.

Questa volta la sua difesa è finalmente completa: Aït-Nouri, Bensebaïni, Tougaï, Mandi, Atal e Farsi sono tutti lì, cosa che evidentemente non è accaduta così spesso negli ultimi mesi. Davanti, in assenza di Boudaoui e Bennacer, entrambi troppo spesso indisponibili negli ultimi mesi, dobbiamo trovare soluzioni durature. Zerrouki, che è diventato un sostituto al Feyenoord, e Zagence, la cui avventura in selezione è altalenante, probabilmente coglieranno questa opportunità per dimostrare di cosa sono veramente capaci.

L’Algeria deve tornare

Ultimo argomento, e non così leggero come sembra: il ranking FIFA. I Verdi sono caduti, colpa di due CAN di fila disputate senza la minima vittoria ma anche un'assenza all'ultimo campionato del mondo. Oggi 37°, sono risaliti al 5° posto nel continente ma sono consapevoli di questa fragilità. Concatenarsi insieme consentirebbe loro di sentirsi a proprio agio durante la visualizzazione delle diverse estrazioni.

Insomma, è ovviamente spiacevole non vedere talenti nuovi o dimenticati in Nazionale, come Kebbal e altri. Se alcune assenze sono facilmente comprensibili (Weiser non c'è perché ci sono Atal e Farsi), altre saranno oggetto di dibattito. Ciò che conta oggi è che l’Algeria riacquisti il ​​suo splendore, a prescindere dagli uomini.

DZfoot

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