Ha lavorato soprattutto al Bayern Monaco e al Tottenham, prima di mettere la sua esperienza al servizio di Roberto De Zerbi all'OM. Pierre-Emile Hojbjerg è diventato una pietra miliare del centrocampo dell'Olympique de Marsiglia sin dal suo arrivo dal Tottenham la scorsa offseason. L'allenatore italiano ha ritrovato il suo luogotenente.
Pierre–Emile Hojbjerg atterrato alDI sotto forma di prestito con diritto di riscatto di 13 milioni di euro. Attraverso le sue prestazioni e la sua immediata leadership all'interno della forza lavoro di Roberto DeZerbiil 29enne nazionale danese si è integrato perfettamente nel gruppo del Marsiglia che lo ha accolto come dovrebbe secondo la loro lettura dei fatti.
“Sono arrivato nello spogliatoio con i compagni che mi hanno accolto a braccia aperte”
Nell'intervista per La squadrail centrocampista ancora appartenente al Tottenham ed essendo passato dal Bayern Monaco dove ha incontrato l'attuale consigliere sportivo dellaDI cosa è Medhi Benatiaè stato più che felice di far parte di questa famiglia che è la prima squadra di pazzo.
“Sono arrivato in uno spogliatoio con i compagni che mi hanno accolto a braccia aperte. Questo non è necessariamente normale e l'ho davvero apprezzato. Penso che le persone abbiano capito molto presto che ero una persona che sarebbe sempre stata lì per aiutare gli altri ma anche per spingerli ancora di più. È il mio modo di essere ma sempre con il cuore. Perché so che dietro l’atleta, colui che lavora alla scrivania, lo chef che ci prepara il cibo, lo steward che lava la nostra attrezzatura, ci sono degli esseri umani”.
“È la scelta dell’ambiente, dell’allenatore o del capo”
Durante l'intervista rilasciata a La squadra, Pierre–Emile Hojbjerg In particolare ho voluto mandare un messaggio ai tifosi e agli osservatori sulla fascia da capitano dell'OM, che a volte porta al braccio. Un onore, ma non un desiderio primario da parte del soldato danese. “Non gioco a calcio per avere la fascia. Le cose vengono naturali oppure no. E alla fine la scelta è dell'ambiente, dell'allenatore o del capo. Ho imparato molto negli altri miei club, le buone squadre hanno diversi capitani. È importante che più persone possano assumersi la responsabilità. Se tutti lo fanno, la squadra diventa ancora migliore”.
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