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Wise prima dell'OL – ASSE: “26 anni che convivo con questo derby”

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Allenatore dell'OL da quasi un anno, Pierre Sage vivrà il suo primo derby contro l'AS Saint-Étienne. L'impazienza si mescola anche all'orgoglio di un intero popolo.

Pierre Sage, quando sono stati i tuoi primi ricordi del derby?

Pierre Sage: Molto presto. Prima come spettatore, poi nel ruolo di educatore all'Accademia. Ho sempre seguito tutte le partite, anche di altre categorie, di questi derby. Richiede molta energia, molta attenzione. È molto importante per noi, per il nostro club, per la nostra città e saremo degni rappresentanti di tutti.

Come affrontiamo un incontro del genere?

Ci sono due aspetti che riguardano, da un lato, considerando la partita a livello tattico, l'organizzazione dell'avversario. E c’è anche la parte emotiva molto forte che va gestita in più. Quando riusciamo a combinare le due cose, possiamo fare grandi cose in questo tipo di situazioni con in più il vantaggio di una partita davanti al nostro pubblico. Slancio popolare e sostegno senza precedenti.

C'è una forma di impazienza. Come gestirlo?

Bisogna piuttosto renderla positiva e non ci deve essere una parte che annienti i giocatori, ma una che dia forza, energia, coesione, solidarietà. Non devono essere più di undici i giocatori in campo, ma un popolo completo che ne affronta un altro.

Tutto l'ambiente parla di questo derby, lo capite?

Sì, nel senso che non si gioca da molto tempo. È passato molto tempo dall'ultima volta, è una casella che spuntamo abbastanza velocemente quando leggiamo il calendario della stagione. Adesso c'è e l'importante è farlo giocare nel grande giorno e non nei giorni precedenti. L’impazienza è una buona cosa, ma deve dare forza ed energia.

Hai trascorso la tua giovinezza nel Giura e nell'Ain. È cambiato il tuo rapporto con questo derby?

Sì, cambia perché la consideriamo una partita importante quando siamo lontani e dal momento in cui siamo coinvolti è una partita che diventa molto importante, addirittura vitale perché agisce sull'umore per un intero semestre. È considerata una leva importante per essere di buon umore.

Cosa resta del tifoso di calcio?

Oggi non voglio essere un tifoso di calcio, voglio essere un puro lionese. Ho iniziato a studiare qui nel 1998, quindi ho avuto il tempo di immergermi in questa cultura, non preoccuparti. Vivo a Lione ormai da 26 anni.

Qual è il tuo ricordo più bello di un OL – ASSE?

Il mio ricordo più bello è stranamente legato al più giovane con l'U16. Abbiamo scelto di giocare con il 4-1-3-2 e abbiamo segnato 3 gol in 20 minuti. Alla fine abbiamo vinto 4-2, è stata una partita straordinaria, i giovani sono stati incredibili e c'era Enzo Molebe che ha segnato e che oggi è con noi.

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