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«Tutti devono abbassare la temperatura», dal club agli ultras, la paura generale di ribaltarsi verso la violenza

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Domenica sono scoppiati scontri tra i tifosi dell’OL dopo la vittoria contro il Nantes in Ligue 1. Di fronte alla violenza di questa rissa, gli attori, attraverso comunicati stampa, dichiarazioni sui media o sui social network, si rendono ora conto che si può superare un traguardo pericoloso. in qualsiasi momento.

“Tutti hanno bisogno di rinfrescarsi”: questo lo stato d’animo generale dei “giocatori” post partita attorno alle tribune dell’OL. Perché se i giocatori in campo riescono a vincere senza stressare i tifosi, a qualcuno vengono attacchi di febbre come quelli di domenica scorsa contro il Nantes (2-0). Nel momento in cui un ultra neo-gruppo (SNP, Six Nine Pirates) sta cercando di trovare un posto tra la dozzina di gruppi di tifosi di cui dispone il club, quest’ultimo non intende lasciarsi sopraffare. E invita tutti ad essere responsabili.

Come di regola all’OL, un gruppo di tifosi deve attraversare due fasi per essere riconosciuto come tale: prima registrarsi in prefettura con un presidente e un tesoriere; poi passare attraverso un periodo di prova (buono stato di servizio) di 12 mesi nel complesso. Una volta superati questi due punti fondamentali, il gruppo potrà esporre i propri stendardi e bandiere, stabilirsi stabilmente nel settore assegnato e beneficiare, per i propri iscritti, di tariffe preferenziali. In questo caso, il “SNP”, i “Sei Nove Pirati”, ha dichiarato alla prefettura la sua creazione nel giugno 2024 e ha lanciato, di fatto, il conto alla rovescia dei suoi 12 mesi di libertà vigilata. Da qui questa zona grigia per questo gruppo, che ufficialmente è un gruppo ultra, ma non conta come tale agli occhi del club.

Tutti scaricano la responsabilità di questa rottura

Se questo gruppo ha visto ufficialmente la luce all’inizio dell’estate, i suoi membri fondatori – per la maggior parte nuovi allo stadio, anche se alcuni lo frequentano come indipendenti da diversi anni – hanno cercato di trovare una collocazione sugli spalti sud, occupati in gran parte dai “Lione anni ’50”, che accolgono 2.300 tifosi. Una condivisione della piattaforma è del tutto possibile, come dimostra la presenza dell’entità “Red and Blue Friendly” senza alcun intoppo da molti anni. Gli scambi avvengono addirittura in un contesto di codici da rispettare e di volontà dei gruppi esistenti di accettarne di nuovi, a patto che tutti giochino la carta dello stare insieme attorno alla squadra, che in quel momento – primavera 2024 – ha lanciato la sua operazione per risalire la classifica. Nuovo non dovrebbe essere sinonimo di divisione.

Ma il dialogo aperto dagli “storici” (il gruppo festeggia quest’anno il suo quindicesimo anniversario lanciando tifo ad ogni partita) è breve: tutti scaricano la responsabilità di questa rottura, sullo sfondo di una prima dichiarazione dei futuri nuovi arrivati. In un comunicato stampa sostengono una visione “cosmopolita” della loro entità che parte “tra amici” (15) e che conta finora poco meno di 50 membri. Sottinteso: per gli altri non è così… Questo disagio (“una semplice goffaggine di comunicazione”, mette in prospettiva un frequentatore degli spalti del Lione) continua sui social network con rozze invettive, in particolare su Snapchat dove è difficile da districare la realtà dalla finzione, da chi crea resoconti a chi li alimenta con provocazioni o giochi malsani.

Oppure nella vita reale, dove le scritte dei tifosi storici (i Bad Gones hanno 37 anni) sono molto spesso ricoperte dal logo “SNP”. Un segno di mancanza di rispetto nell’ambiente ultra. Quando un altro tifoso, che aspettava, al termine dell’ultima partita della scorsa stagione, il tram alla fermata con la sua attrezzatura, materializzando la sua appartenenza al Lione 1950, ricevette uno schiaffo da un rappresentante, proclamandosi di questo nuovo gruppo. .. Incidenti che emergono nel tempo e che creano un clima che durante l’estate perde la sua serenità.

Il tempo stringe prima del derby

E tutto questo si trasforma in animosità nel corso delle settimane nel cuore degli spalti, ogni gruppo si passa la palla a vicenda su chi ha lanciato, per primo (o per ultimo…) la picca che fa impazzire lo schieramento avversario. Di fronte alla violenza della rissa domenica sera dopo la partita contro il Nantes, i giocatori, attraverso comunicati stampa, dichiarazioni sui media o sui social network, si rendono ormai conto che un traguardo pericoloso può essere superato in qualsiasi momento. Tanto più che, nel caso degli incidenti di domenica, i membri aggrediti da altri tifosi – lo scenario esatto continua ad essere perfezionato dal lungo monitoraggio delle telecamere dello stadio – avevano ricevuto l’ordine dal servizio di sicurezza dell’OL di non lasciare la loro tribuna. , mentre la polizia è intervenuta preventivamente sul raggruppamento iniziato ai piedi del loro stand. Un’indicazione che hanno deciso di non rispettare pur di prendere contatto.

Da qui questa piccola musica ascoltata a Lione di “de-escalation”. Nella sua testimonianza alla BFM Lione, l’SNP afferma di voler mostrare “un approccio contro ogni forma di violenza…” e spiega già che il gruppo non sarà presente alla partita di Europa League contro il Besiktas del 24 ottobre. “I vertici dei gruppi ultras storici stanno facendo il lavoro”, spiega un osservatore del dossier mentre fonti confermanti spiegano che “il club è aperto al dialogo nelle prossime settimane, e farà di tutto perché il dialogo abbia inizio”. Il tempo infatti stringe, alla luce del ritorno del derby del 10 novembre in una vicenda (incidenti di tifosi) in cui l’immediatezza delle immagini sui social network si confronta con ciò che aumenta la pressione – e sviluppa la falsa informazione che alimenta la macchina e il lungo tempo di giustizia.

Textor sostiene la tolleranza zero

L’OL, come è tradizione dall’incidente della bottiglia lanciata al marsigliese Dimitri Payet (21 novembre 2021), non ha un braccio che trema. I dirigenti ripetono in tutti i loro scambi che, se sono vittime di violenza, i tifosi devono sporgere denuncia e informare la società. Nelle ultime due partite, nel “dopo” Olympiacos (26 settembre) così come nei minuti successivi alla partita contro il Nantes (6 ottobre), ogni volta si sono registrati due reclami e l’OL sta valutando l’idea di diventare al loro fianco una parte civile. L’OL che ogni anno pronuncia anche un centinaio di divieti commerciali, sulla base di video se l’autore di un reato è confuso. Per 18 mesi – il doppio in caso di recidiva – il “tifoso” non potrà presentarsi sotto la sua vera identità. Inoltre, vengono pronunciati 30 divieti amministrativi a stagione dal prefetto del Rodano con una distanza dalla tribuna di due anni, o anche tre in caso di recidiva. Per quanto riguarda l’aspetto più “radicale”, ovvero i divieti (fino a cinque anni) pronunciati dai tribunali con l’obbligo di presentarsi in questura le serate delle partite, il dato resta riservato.

Quanto al nuovo proprietario dell’OL, John Textor, non avrà scrupoli nel trattamento dei suoi eccessi, poiché ripete ripetutamente che non c’è tolleranza zero in questa materia. Inoltre, a Botafogo, ha implementato il riconoscimento facciale come risposta a tali atti. E se ormai sa bene che la stessa cosa non vale per la Francia (e quindi per l’OL), ha recentemente chiesto ai suoi servizi di studiare tutti i mezzi tecnici che possano aiutare il club a sradicare la violenza. Chiaramente, è stato avviato il desiderio di allentamento della tensione. Resta ai protagonisti coglierne l’importanza in questo momento di grande tensione.

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