Lionese di nascita, formatosi all'OL, Florent Balmont non ha mai giocato, tra le 513 partite che ha al suo attivo, un derby contro il Saint-Etienne tra i professionisti. Una “mancanza” che compensa con il ricordo di altri derby francesi contro il Monaco (con il Nizza) o il Lens (con il Lille). Ma il vero derby resta comunque la rivalità con i Verdi. Oggi allenatore a doppio incarico a Mâcon (assistente del suo compagno di allenamento Roland Viera nella Nazionale 3 e titolare della squadra riserve nella Regione 1), continua a seguire con attenzione questa contrapposizione tra le due città del Rodano e la Loira.
Florent, dopo 1024 giorni senza derby, senti una “mancanza” in Regione?
Ovviamente, da lionesi, sì, ci è mancato per le due partite a parte quello che dà ma anche per tutto lo “stanza” tra le due città. Queste avversarie sono sempre partite “a parte”. E' soprattutto una partita per i tifosi, innanzitutto. Possiamo rammaricarci che a volte sia traboccato o che sia al limite, ma quando siamo in un piccolo gruppo, adoro la spaziosità. Quello che mi piace oggi è la tradizione dei tifosi che “visitano” gli allenamenti. Lo trovo carino: vengono il giorno prima della partita, per fare un po' di pressione, per far capire che è una partita speciale, una partita a parte. Si tuffa nell'atmosfera. Questo la dice lunga sull'importanza e lo rivela agli occhi dei giocatori che magari non hanno in mente questa nozione.
Personalmente, hai una lacuna nella tua carriera?
(taglia) Sì, non ne ho conosciuto nessuno professionalmente. Sono piuttosto “nutrito” degli incontri giovanili attraverso le partite tra squadre al centro sportivo. I miei derby sono Nizza-Monaco, Lille-Lens.
L'hai vissuto in un certo modo a distanza?
Sì, ma IL derby resta ancora Lione-Saint-Étienne e Saint-Étienne-Lione. Attraverso la mia famiglia, i miei cari e il feeling con l'Academy, conosco e misuro l'entusiasmo, l'attesa con i due D-day, spuntati in agenda appena esce il calendario. Conosco l'entusiasmo che c'è dietro tra i tifosi e quindi automaticamente ci spinge ad esserci.
Rispetto agli altri derby, questo Lione-Saint-Étienne è speciale?
Ripeto: sì! Il derby resta il Lione Saint-Etienne. Ovviamente Lens-Lille era bella perché era anche la piccola città contro la grande città, ma penso che Lione-Saint-Etienne sia ancora diversa.
Volevi che i Verdi tornassero rapidamente in Ligue 1 da maggio 2022?
Ovviamente, è certo che anche noi del Lyonnais ci ha dato fastidio che il Saint-Étienne sia caduto, perché non avevamo queste due partite. Da spettatore, da tifoso del Lione, non vedevo l'ora di vedere queste partite. Un campionato senza Saint-Etienne non è una vera stagione! L'OL-ASSE è storia e, da puro lionese, devi rispettarla, ecco perché è anche bello rivederli in Ligue 1.
Cos'è la giornata del derby, la vivi diversamente?
Tutto sembra emozione: non è una partita come tutte le altre. Anche la settimana è un po' diversa, nell'atmosfera, le persone che incontri te ne parlano. L'emozione non è la stessa e nemmeno il giorno della partita! Non posso davvero descriverlo, ma è diverso. Un po' fuori dal tempo. Forse perché sappiamo che è una partita che potrà segnare a lungo la storia delle rivalità. Resta un fatto: possiamo dire quello che vogliamo, ma nei derby, come si suol dire: “non si gioca, si vince”.
Tu che eri famoso per il tuo “non mi arrendo” in una partita “normale”, come hai vissuto questi derby?
Un po’ “orecchiabile” intendi (ride)…
Un po' “pitbull” davvero…
Infatti (ride). È vero che durante le partite ero un po' emozionato, ma questa volta ho fatto un passo in più, cercando di rimanere il più lucido possibile. Ma lo confermo: ho dato il massimo e ho amato questi derby perché abbiamo una pressione in più! Avevo questa voglia pazzesca di poter vincere perché erano contesti separati: dovevamo davvero dimostrare che in questo caso il Lione è sopra il Saint-Étienne. A Lille dovevamo vincere questo derby, per dimostrare che il Lille era sopra il Lens. E per quanto mi riguarda nei derby, a Nizza o Lille, non ne ho perso nessuno! Eppure all’epoca Monaco era dura!
Riteniamo che questa invincibilità nei derby ti stia a cuore nel tuo curriculum, che comprende 513 partite di Ligue 1…
Sì, per me le date venivano sempre controllate prima della stagione. È importante, credo che faccia sempre bene, per te ma anche per i tifosi: volevo ricambiare il favore, in termini di entusiasmo. Allora potrei, in un certo senso, guardarli negli occhi e dire: “Abbiamo vinto entrambe le partite anche per te!” Posso citarne uno tra Nizza e Monaco. A Monaco abbiamo perso 3-0 al 60'; e alla fine abbiamo vinto 4-3. Penso che sia una delle migliori “remontadas” che ho fatto da giocatore e con entusiasmo dove c'erano 10.000 nizzardi al Louis-II. E posso dirvi che i tifosi del Nizza ce lo ricordavano da tempo. Poi sono partite che restano nella storia, che sono significative. Nei derby succedono sempre cose. Gli scenari sono sempre “bizzarri”. Succede sempre qualcosa di piccolo, un'espulsione, un gol contestato, un'azione, un'esultanza, un risultato di misura, un gol nel recupero… Personalmente, il gol di Sidney Govou a Geoffroy-Guichard rimane il più sorprendente. In un derby succedono tante cose. E ce lo ricordiamo e per il 125, voglio che finisca bene…
Vale a dire?
Deve finire bene. Come lionese, spero che le cose vadano bene con una vittoria, ovviamente!
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