Mentre la tradizionale cerimonia dei voti Habitat dell’Oise stava a Gouvieuxgran parte di personaletutti i servizi combinati, si sono incontrati davanti al municipio questo giovedì 23 gennaio manifesto il loro disagio.
Attraverso i loro rappresentanti sindacali denunciano “un flagrante deterioramento delle loro condizioni di lavoro”.
“Siamo in prima linea e siamo sempre più richiesti dal personale. Durante le riunioni ci troviamo di fronte a dirigenti che evidentemente non vogliono sentire nulla. Quante volte abbiamo sentito: è così e non altrimenti! I dipendenti vogliono risposte concrete. Il disagio non è nuovo e se l’ultima grande manifestazione risale a più di 10 anni fa, oggi, con 120-130 persone in strada, davanti al locale, devono capire che siamo determinati.
L’intersindacato è all’unisono. Sono soprattutto gli habitat CFDT e FO a rappresentare il personale, circa 230 in tutto l’habitat dell’Oise.
L’elenco delle lamentele è lungo. Deterioramento delle condizioni di lavoro, costante sovraccarico di lavoro dovuto a posizioni non sostituite, riduzione del numero dei dipendenti, personale esausto e demotivato, che porta a una massiccia ondata di dimissioni, al mancato riconoscimento, a un inasprimento delle regole per il congedo, a questo si aggiunge l’eliminazione dei bonus ritenuti essenziali, una gestione sorda alle richieste, un dialogo sociale di cui è solo il nome, trattative annuali obbligatorie che non portano a nulla o quasi e quindi tutto questo si conclude con i dipendenti in sofferenza.
“Cosa vogliamo? Niente di più semplice: si stabiliscono trattative rispettose e produttive, si prende seriamente in considerazione un aumento di valore (bonus e salari), si sostituiscono i posti vacanti e infine si rispettano i diritti collettivi dei dipendenti.
“Il dialogo sociale si è interrotto con il cambio di gestione. Con l’ex direttore, ndr: Bernard Domart, c’è stato un vero dialogo. Le trattative sono state dure, ma almeno ragionate. L’ex direttore ci conosceva quasi tutti. Oggi abbiamo a che fare con un sistema autoritario. I dipendenti non lo vogliono. La prova migliore è che oggi siamo almeno 130 davanti al municipio, la metà che nella sala”, dicono i rappresentanti sindacali.
La CFDT si basa sui risultati di un’indagine sui rischi psicosociali su un campione rappresentativo. Mentre risulta che il 77% dei dipendenti afferma di avere buoni rapporti con i colleghi e di considerare utile il proprio lavoro, il 65% ritiene che il proprio lavoro non venga riconosciuto. Quel che è peggio è che il 62% sta valutando la possibilità di cambiare lavoro a causa delle condizioni di lavoro, della retribuzione o della mancanza di riconoscimento. Quasi tutti si lamentano di non avere abbastanza tempo per portare a termine il proprio lavoro. L’86% afferma di eccedere l’orario di lavoro. Il 65% dei dipendenti non è informato dei cambiamenti significativi avvenuti in azienda, il 57% non ha seguito alcuna formazione negli ultimi 12 mesi e il 27%, forse il peggiore, ritiene che le condizioni di lavoro abbiano un impatto sulla propria salute.
E i rappresentanti del personale traggono una triste conclusione. Nell’aprile 2024 è stata convocata una riunione straordinaria del CSE di fronte al rifiuto di rispondere a denunce individuali e collettive.
Nell’aprile 2024 è stato effettuato un deferimento all’ispettorato del lavoro.
L’elenco è lungo, ma ciò che sembra ricorrente per i sindacalisti è una forza lavoro in calo da più di 12 anni, un sovraccarico di lavoro, un aumento degli infortuni sul lavoro, la comparsa di burnout, posti vacanti, tra gli altri.
I manifestanti potevano contare sulla presenza di Catherine Dailly, consigliera dipartimentale e del sindaco di Montataire, Jean-Pierre Bosino, ex senatore.
“In numerose occasioni sono stato informato della situazione dei dipendenti. Anch’io ho ricevuto una lettera anonima. Anche se non mi piace il procedimento della lettera anonima, lei nota comunque che c’è il timore di avanzare richieste. Un evento di grande portata come questo è importante per sensibilizzare il management sulla necessità assoluta di ripristinare il dialogo sociale», precisa Jean-Pierre Bosino.
A pochi metri di distanza, la cerimonia dei voti continuava. “Non abbiamo ancora incontrato il regista. Speriamo che dopo i discorsi verranno ad incontrarci”, sperano i 130 dipendenti che protestavano. Altrimenti… dovremo aspettarci un seguito.
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