I club francesi hanno generalmente dominato i loro avversari europei durante le fasi a gironi della Coppa dei Campioni e della Challenge Cup. Ma la verità di queste due competizioni non sarà necessariamente la stessa durante il Torneo 6 Nazioni.
Abbiamo visto, questo fine settimana, le partite di una Coppa dei Campioni che soffre, diciamolo, di queste lacune troppo grandi riscontrate. Che il Tolosa regali 80 punti ai Leicester Tigers sventola alta la bandiera francese, questo è certo, come la sconfitta che l’UBB ha inflitto ai Durban Sharks (66-12), annunciati tuttavia come un altro candidato al titolo. Solleva il pubblico, galvanizza la fibra patriottica ma non dice nulla di buono sullo stato di salute di questa competizione che vorremmo essere superba, impegnata ma soprattutto indecisa.
La realtà, però, è che è spaccata in due: la Francia si è qualificata alla fase finale 6 delle 8 squadre iscritte, alcune delle quali sono in crisi. Cinque di loro ospiteranno addirittura gli ottavi di finale il prossimo aprile. Altrove mancano: quattro qualificate per l’Inghilterra, tre per l’Irlanda, una per Italia e Scozia, nessuna per il Sud Africa: l’immensa delusione di questa edizione 2025. Come ogni anno circa, solo il Leinster sembra davvero in grado di competere con i “nostri” migliori club per il titolo.
Cosa ne pensi? Che i sudafricani, due volte campioni del mondo in carica, sarebbero diventati improvvisamente inutili? Che l’Inghilterra, ieri dominante nell’Europa dei club, è diventata una nazione di second’ordine? Certamente no e, scommettiamo, vedrete nel prossimo Torneo 6 Nazioni che le forze saranno nettamente più equilibrate di quanto visto in questo weekend di Coppa dei Campioni. Questione di priorità.
Per continuare il parallelo, notiamo che la Francia schiaccia l’Europa per club dal 2020 e che, allo stesso tempo, ha vinto solo un Torneo 6 Nazioni e ancora non la Coppa del Mondo. Di fronte a questa constatazione dà una spiegazione (leggi pag. 5) Rabah Slimani, lui che sta vivendo l’avventura irlandese ed è stato appena richiamato in azzurro. “Tutto è pianificato. Tutti sanno quali sono le loro scadenze, quale partita dovrebbero giocare. I programmi vengono adattati di conseguenza.”
Ecco, riassunti in pochi paragrafi, i vantaggi e gli svantaggi dei due sistemi. E poi i paradossi del rugby nel suo funzionamento complessivo: in Irlanda come nelle altre nazioni celtiche, e anche in Italia, la selezione nazionale viene prima. Tutto è pensato, organizzato per la sua performance. Ciò garantisce picchi di forma e di rendimento al momento del Torneo, sacrificando allo stesso tempo le ambizioni delle province.
In Francia, in un sistema di “selezione dei club” a due teste in cui vogliamo giocarci tutto e vincere tutto, burro, soldi per burro e latte, sacrifichiamo un po’ di entrambi per non rinunciare francamente a nessuno. nessuno. Tanto meglio per il Torneo, dove i livelli si restringono, a volte si invertono, mantenendo una suspense entusiasmante. Tanto peggio per la Coppa dei Campioni dove siamo noi a regnare incontrastati. Un giorno però dovremo trovare soluzioni per ridare splendore a questa competizione, a partire dalla fase a gironi. Come spesso accade nel rugby, è una questione di programma sovraccarico. Come spesso accade nel rugby, sembra inestricabile…
In attesa di trovare la formula fisica per far stare 5 litri in 3 litri, ci accontentiamo di quello che abbiamo e guardiamo al futuro, a quello che presto ci verrà offerto: questo Torneo delle 6 Nazioni, l’eterna madeleine di Proust dove , lontana dal suo ultimo fine settimana europeo, la Francia non potrà sognare un dominio facile, quasi troppo. Ci vorrà molto più di un po’ di serietà sul lavoro per imporre tale supremazia e lo scenario che ci viene promesso è molto più entusiasmante. Tanto meglio. Con in più un viaggio in Inghilterra e un altro in Irlanda, l’incertezza sarà il sale di questo Torneo. Allo stesso tempo il suo pericolo.
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