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“Il supplemento del sabato” del 14 dicembre 2024

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Nel supplemento di questo sabato, Fine settimana di grandi reportage ci porta nella prima parte in Sierra Leone che, circa dieci anni fa, fu colpita da una grave epidemia di Ebola che fece più di 11.000 vittime nell’Africa occidentale, di cui 4.000 in Sierra Leone. Grazie ad una campagna di vaccinazione, il Paese è uscito dall’incubo… Nella seconda parte, ci dirigiamo in Corea del Sud, dove una comunità di origine cinese ha difficoltà a integrarsi. Spesso mal considerati, questi cinesi si dedicano a compiti umili, come il lavoro nelle fabbriche di batterie.

Sierra Leone: speranza di fronte allo spettro dell’Ebola

Dieci anni fa la Sierra Leone viveva un incubo, travolta da una delle epidemie più mortali del nostro tempo. L’ebola ha causato la morte di oltre 11.000 persone nell’Africa occidentale, di cui quasi 4.000 in Sierra Leone, diffondendo il terrore oltre i confini. Se il virus sembra dormiente, la recrudescenza dei casi in Guinea nel 2021 ha ravvivato i timori. Oggi, mentre una campagna di vaccinazione preventiva mira a proteggere i lavoratori in prima linea, il ricordo di questa tragedia rimane vivido, portato avanti da sopravvissuti come Daddy Hassan Kamara e Victoria Yillia, le cui storie risuonano ancora. Tra memoria collettiva e speranza scientifica, la Sierra Leone cerca di riprendersi, garantendo allo stesso tempo che la storia non si ripeta.

Un ottimo resoconto di Christina Okello Chi parla con Jacques Allix.

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Un paziente viene vaccinato contro l’Ebola come parte di una nuova campagna preventiva lanciata il 30 novembre, 5 dicembre 2024 a Freetown. © Dominique Fofanah/Gavi

Corea del Sud: questi coreani provenienti dalla Cina, faticano a integrarsi

Il gigantesco incendio in una fabbrica di batterie a Corea del Sud nel giugno 2024 ha provocato la morte di una ventina di lavoratori. Le vittime sono soprattutto cinese di origine coreana. Una comunità molto speciale in Corea del Sud. Sebbene siano cinesi sui loro passaporti, sono generalmente classificati come etnicamente coreani e tuttavia sono emarginati in una società che enfatizza l’omogeneità. Ritenuti non abbastanza coreani per essere integrati, hanno un’immagine di criminali e vengono assegnati a lavori difficili e ingrati come le fabbriche di batterie.

Un importante reportage di Célio Fioretti Chi parla con Jacques Allix.

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Nelle strade del quartiere Daerim di Seoul, le insegne dei negozi mescolano cinesi e coreani, come i loro abitanti, mescolando le due culture. © Célio Fioretti/RFI

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