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Con il dispositivo Phénix trattiamo il trauma senza evocare il trauma

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l’essenziale
Attivo da gennaio 2023 all’interno dell’associazione Parentalités 46, il sistema Phénix interviene in aiuto degli adulti e dei bambini vittime di violenza domestica utilizzando una terapia poco conosciuta al grande pubblico: l’EMDR.

C’è qualcosa di un po’ mistico nella terapia EMDR: “Non necessariamente abbiamo ancora una spiegazione di come funziona. Ma quando eseguiamo l’imaging cerebrale in neurologia, vediamo che ha un effetto», conferma Valériane Timmer, psicologa clinica, praticante dell’EMDR e coordinatrice del sistema Phénix all’interno dell’associazione Parentalités 46, tanto che la terapia EMDR è riconosciuta dall’OMS (2013), INSERM (2004 e 2015) e l’Alta Autorità della Sanità (2007). Una terapia destinata alle persone che soffrono di stress post-traumatico, che è al centro di questo sistema Phénix (unico in Francia), con sede a Cahors, Figeac e Gourdon, che si prende cura delle vittime di violenza domestica. Ma allora, cos’è la terapia EMDR?

Trattamento della sindrome da stress post-traumatico

L’EMDR è l’integrazione neuro-emotiva attraverso i movimenti oculari. In francese, devi immaginare un dito che viene messo sotto i tuoi occhi, che muovi da sinistra a destra e che il tuo sguardo deve seguire. Oppure sono gesti fisici come battere delicatamente e regolarmente il ginocchio sinistro e poi quello destro (“tapping”). Nel linguaggio dello psicologo si tratta di “stimolazioni bilaterali alternate”, che permettono di riparare “il sistema di elaborazione delle informazioni”.

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Un sistema bloccato per le persone che soffrono di stress post-traumatico, per le quali “il cervello non è più in grado di elaborare le informazioni perché il cervello emotivo è sempre in iperallerta e attiverà costantemente i ricordi traumatici. Riprodurremo il sistema naturale di elaborazione delle informazioni, ad esempio con questi rapidi movimenti oculari», analizza Valériane Timmer.

Da notare due particolarità. Innanzitutto, queste sessioni terapeutiche si svolgono in gruppi – un modo per mostrare alle vittime che non sono sole. Quindi non parliamo del trauma. Non ce n’è bisogno: “Chiediamo loro semplicemente di pensare all’immagine peggiore possibile, poi facciamo gli esercizi. E ripensarci. Ogni volta il paziente attribuisce un punteggio da 0 a 10 per quantificare il proprio stato di disturbo. Possiamo vedere sviluppi rapidi, e in questo momento”, spiega Valériane Timmer.

“Parlare di trauma può traumatizzare eccessivamente”

È lontana l’immagine dello psicologo che ti ascolta, mentre sei sdraiato in poltrona, a parlare della violenza subita: “Parlarne può traumatizzare troppo, può non alleviare. Noi però non sostituiamo le terapie tradizionali, interveniamo come complemento», insiste lo psicologo.

Nel sistema Phénix i pazienti riscontrati sono esclusivamente coniugi o figli che hanno sviluppato la sindrome da stress post-traumatico in seguito alla violenza domestica. Le vittime scoprono questo metodo solo attraverso i partner del sistema: gendarmeria, polizia, assistenti sociali, associazioni di sostegno alle vittime come Victimes o Pause aux Filaos, ecc.

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Un sistema tanto più vitale dato che il numero delle vittime di violenza domestica è raddoppiato dal 2016, secondo lo studio annuale del Servizio statistico ministeriale per la sicurezza interna (SSMSI). Nel Lot si contano 9 vittime ogni 1.000 abitanti, che equivalgono a circa 1.500 persone l’anno.

È per queste persone che esiste il sistema Phénix. Ma la terapia EMDR non si limita alle vittime di violenza domestica poiché Valériane Timmer ha già lavorato con vittime di attentati, come quelli del 2015 a Parigi o quello del 2016 a Nizza. Esiste una differenza di trattamento tra vittime di aggressioni e di violenza domestica?, chiediamo un’ultima volta allo psicologo. No: «La differenza è che, per le vittime di violenza domestica, è un po’ come se vivessero ogni giorno un attacco, almeno al cervello. »

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