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Cancro alla prostata: presto un semplice esame delle urine per diagnosticarlo?

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Rilevare il cancro in un campione di urina

Antonin Morillon e il suo team, in collaborazione con il professor Yves Allory, anatomopatologo del Curie Institute, hanno sviluppato un test in grado di rilevare nuovi biomarcatori del cancro alla prostata nelle urine. “La nostra sperimentazione, iniziata nel 2021, consiste nel dimostrare il concetto della possibilità di ottenere una diagnosi rapida e non invasiva del cancro alla prostata. Ciò comporta l’analisi diretta della presenza di marcatori robusti della malattia nelle urine dei pazienti. Questo è il primo passo: riuscire a individuare il cancro alla prostata nelle urine», continua la ricercatrice.

Quando lo studio è iniziato nel 2022, sono stati inclusi partecipanti sani, ma anche altri con sospetto cancro alla prostata. «Da allora sappiamo se soffrivano effettivamente di cancro o di iperplasia prostatica benigna», precisa il nostro interlocutore. Per ciascun partecipante sono stati raccolti campioni di urina. “Oggi abbiamo tutti i campioni e tutte le informazioni cliniche. Attualmente stiamo effettuando analisi informatiche e statistiche per definire la firma molecolare del cancro alla prostata. Tra qualche mese spero che saremo in grado di offrire uno strumento per la diagnosi precoce”.

Il volto nascosto del genoma al centro della ricerca

Quali sono questi biomarcatori che il team di Antonin Morillon sta cercando nei campioni urinari? Utilizzando il sequenziamento molecolare di nuova generazione e algoritmi di intelligenza artificiale e bioinformatica, il team ha identificato una serie di sequenziamenti non catalogati sovraespressi nel cancro alla prostata. “Tutte le nostre cellule hanno una propria identità molecolare. Per i tumori è la stessa cosa, spiega lo scienziato. Troviamo geni espressi in maniera specifica rispetto ad una normale cellula prostatica. Tra questi geni – firme identitarie dei tumori – c’è il lato nascosto del genoma, il DNA non codificante (un tipo di materiale genetico che non si traduce in proteine, ndr) che rappresenta il 98% dei nostri cromosomi e di cui ancora avere poche informazioni. Queste intere sezioni del DNA sono terra incognita. E questa faccia nascosta è così vasta che moltiplica le possibilità di ottenere firme specifiche di un tumore”.

Se l’efficacia del test sarà dimostrata, si potrebbe avviare un nuovo studio. Obiettivo questa volta: poter conoscere la prognosi del cancro: rischio alto, rischio intermedio o rischio basso. Anche in questo caso è possibile identificare e cercare una firma molecolare direttamente nelle urine. «E se il cancro non è invasivo possiamo preservare la prostata e fare una sorveglianza attiva ma in modo semplice, grazie a un esame regolare delle urine per vedere se il cancro sta progredendo. Si tratta di poter offrire questi strumenti ai pazienti per evitare biopsie non necessarie”.

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Fonte: Destinazione Santé

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