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“Grazie all’intelligenza artificiale, a volte dimentico la mia malattia”

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” HOnestamente, a volte le cose vanno così bene che mi dimentico di essere malato. » Per capire il sorriso sfoggiato oggi da Paul Barraud, 37enne di Gardois, bisogna immaginare la vita quotidiana di una persona affetta da diabete di tipo 1 dall’età di 18 anni: gli alimenti che devono essere pesati attentamente ad ogni pasto. Punture, più volte al giorno, nel dito, per prelevare una goccia di sangue e misurare la glicemia, il livello di glucosio. Altre iniezioni regolari per iniettare insulina. Momenti di disperazione e di rivolta contro la malattia. Svegliarsi nel cuore della notte. Sbalzi d’umore. Gli attacchi di stanchezza. L’improvvisa perdita di concentrazione. “Durante una riunione, a volte succedeva che ero assente e mi interrompevo”, dice Paul, giornalista quotidiano. Pranzo libero.

Senza insulina, stima che la sua aspettativa di vita sarebbe di “tre mesi”. Oggi il trentenne dice “rivivi”. La sua malattia è ancora lì. Ma questo “paziente esperto” è uno dei primi a beneficiare nel suo reparto di un nuovo modello di pompa per insulina cosiddetta “a circuito chiuso”, gestita da un algoritmo.

Una pompa in miniatura che sembra una toppa

La pompa stessa sembra un grande cerotto, che si posiziona sul braccio, sullo stomaco o sulla coscia e si cambia ogni tre giorni. “Quando è al mio braccio, a volte mi urto e ricordo che è lì. Ma a pancia in giù, me lo dimentico! » Un’altra toppa misura la gl […] Per saperne di più

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