In una lunga intervista pubblicata sul numero di novembre di Avenir et Santé, la direttrice generale dell’assistenza sanitaria, Marie Daudé, fa il punto sulla riforma della professione di base e del quadro educativo. A suo avviso “è innanzitutto un segnale inviato agli infermieri liberali”. Spiegazioni
In un contesto dove “la demografia particolarmente dinamica della professione ci sembra una risposta importante ai bisogni dell’assistenza territoriale e domiciliare (…), stima Marie Daudé, direttrice generale dell’offerta sanitaria (DGOS) del Ministero della Salute. La DGOS intende contribuire pienamente a dare forma a questo nuovo ruolo dedicato agli infermieri in questo contesto.” E per aggiungere: “L’attuale riforma della professione prevede, tra l’altro, l’istituzione di una consulenza infermieristica: sarà questo un ulteriore passo per contrastare la diseguale distribuzione delle prestazioni assistenziali sul territorio, per ridurre il ricorso all’emergenza e anche per rafforzare la attrattività della professione ».
In prima linea nella prevenzione
Con “l’introduzione della consulenza infermieristica in aree specifiche dell’assistenza, ispirata agli appuntamenti di prevenzione o alla competenza degli infermieri sulle ferite”seguirà “la definizione di questa modalità operativa della pratica infermieristica e un elenco di prodotti ed esami autorizzati nell’ambito della prescrizione infermieristica”. C’è anche una domanda forte “accentuare il ruolo degli infermieri nella prevenzione” coinvolgendo infermieri privati nella distribuzione di kit per lo screening del cancro del colon-retto.
Le capacità di prescrizione saranno ampliate
Meglio, “nell’ambito di questa riforma, stiamo infatti mettendo in discussione le capacità di prescrizione che, senza eguagliare affatto quelle degli IPA, possono essere stabilizzate ed eventualmente ampliate », suggerisce Marie Daudé, che vorrebbe che la questione fosse completata al più tardi all’inizio del 2025.
Per quanto riguarda le Equipe di Assistenza coordinate attorno al paziente (Escap), oggetto di una sperimentazione avviata con Assicurazione Malattia per un periodo di tre anni, “questo modello è agile e può sembrare interessante nella misura in cui supportiamo il coordinamento dei percorsi attorno al paziente”assicura Marie Daudé, il cui entusiasmo sull’argomento è reale ma misurato: “Se gli Escap non consentiranno la trasformazione delle modalità di esercizio che ci aspettiamo dall’esercizio coordinato, riteniamo che possano costituire un primo tassello per il coordinamento degli operatori sanitari sul territorio. »
????Leggi l’intervista completa nel numero 528 del novembre 2024 delFuturo e saluteattualmente in distribuzione ai suoi abbonati.
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