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A Salonnaise lancia un account Instagram per sensibilizzare l’opinione pubblica sul citomegalovirus

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Non ho rimpianti Quando lo guardo, so di aver preso la decisione giusta. Merita di vivere, sarebbe stato un grosso errore interrompere la mia gravidanza“.

Léa Aïdi, 25 anni, madre di Sandro, 2, si è trovata di fronte a questa scelta. Quando, quasi all’ottavo mese di gravidanza, durante la terza ecografia con l’ostetrica privata che la segue, quest’ultima constata che le misure della testa del bambino sono piccole, pur rimanendo rassicurante, la giovane non si aspetta di non avere un simile tsunami nei suoi vita: “Mi ha detto che forse erano i miei addominali a comprimergli il cranio, dato che era ancora in posizione podalica. Ma il protocollo prevedeva di mandarmi all’ospedale Nord per un controllo, lo ha applicato“.

Il giorno prima dell’ecografia, una brutta sensazione assale la futura mamma. L’esame confermerà questa intuizione. “L’ecografia è durata 2h30, in silenzio. Il medico ha visto la microcefalia (crescita anormalmente debole del cranio e del cervello), un’inversione cerebro-placentare che ha causato una scarsa ossigenazione del cervello e ha notato la cessazione della crescita a partire dal quinto mese“. Uno shock enorme per Léa: “L’ostetrica che mi seguì al Salon non aveva visto nulla di tutto ciò. L’ecografista ha pensato subito al citomegalovirus“, si lamenta la futura mamma.

Ma lei seppe subito che rifiutava l’interruzione medica di gravidanza menzionata con più o meno tatto dall’équipe medica dell’ospedale Nord: “Ho rifiutato anche l’amniocentesi che mi hanno proposto. Avevo poco liquido amniotico quindi non volevo che mi rompessero le acque per sbaglio.“.

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