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Diabete di tipo 1: la ricerca arriva al sodo

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Alla vigilia della Giornata Mondiale del Diabete, vale la pena ricordare che ancora non comprendiamo appieno come si sviluppa il diabete di tipo 1 e che non sappiamo ancora come curarlo. Come fermare la malattia stessa?

In tutto il mondo, più di otto milioni di persone convivono con questa malattia autoimmune e il numero di pazienti continua ad aumentare del 3-4% all’anno. Per il momento i trattamenti non permettono di combatterla, si limitano a compensare la mancanza di insulina. Per la prima volta un paziente lo ha prodotto, da solo, grazie a un trapianto di cellule staminali riprogrammate. Se questa esperienza pionieristica resta molto marginale, quali sono state le rivoluzioni nella cura di questa patologia e, soprattutto, quali sono le rivoluzioni a venire?

Potremmo curare i pazienti diabetici prima che sia troppo tardi?

Un rapporto prodotto da Alexandre Morales

Roberto Mallone, diabetologo e direttore di un gruppo di ricerca presso il Cochin Institute sta lavorando su un modo per rilevare il T1D prima che si sviluppino i sintomi. Per questo sta sviluppando un test per misurare gli autoanticorpi, anticorpi diretti verso il corpo del futuro paziente. Riuscire a rilevare il diabete prima che troppe cellule β vengano distrutte consentirebbe di preservare più a lungo l’autonomia insulinica dei pazienti.

LA_SCIENCE_CQFD – Rapporto

7 minuti

Per andare oltre

Trovare il filo dello spettacolo di oggi sul thread BlueSky di La Science, CQFD.

Diabete di tipo 1: le cellule staminali riprogrammate hanno aiutato a “curare” un paziente (Le Monde, 2024)

Prima mondiale: una donna con diabete di tipo 1 produce la propria insulina (Scienze e futuro, 2024)

Diabete di tipo 1, una malattia autoimmune sempre più comune (Inserm, 2019)

Con la scienza Ascolta più tardi

Lezione Ascoltare 5 minuti

Riferimenti musicali

Il titolo di oggi: Sintomi di IVORY CLAY

I titoli di testa: mondo di Goca di Altin Gun

I titoli di coda: Pingpxng per Yin Yin

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