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L’effetto combinato di omega-3 ed esercizio fisico sulla malattia di Parkinson

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Un team dell’Università Laval ha testato, su un modello animale, gli effetti combinati di una dieta ricca di omega-3 e di attività fisica sui sintomi e sulla degenerazione legati al morbo di Parkinson. A differenza della ricerca che si concentra sulla prevenzione delle malattie, lo studio si concentra su ciò che accade dopo la diagnosi.

“Il nostro lavoro è incoraggiante per le persone che sono già malate e per le quali è troppo tardi per la prevenzione”, sottolinea Frédéric Calon, professore della Facoltà di Farmacia che ha guidato lo studio.

Il team ha testato se esistesse qualche forma di neurorestauro o recupero funzionale nel cervello. “Non abbiamo notato un aumento del numero di neuroni, poiché non possiamo rianimarli, ma abbiamo notato un miglioramento del sistema dopaminergico, coinvolto nelle capacità motorie grossolane e fini”, precisa il professore, affiliato al Centro di ricerca del CHU del Québec – Università Laval.

La dopamina come bersaglio

I neuroni di questo sistema sembrano fungere da “pulsante”. acceso-spento»per consentire al cervello di compiere movimenti fini, come disegnare, e movimenti codificati, come camminare. “Questi movimenti sono come programmi nel nostro cervello e abbiamo bisogno della dopamina per accedervi. La malattia di Parkinson rende difficile questo accesso”, spiega il professor Calon.

Il team ha osservato un effetto sinergico dell’attività fisica e degli omega-3 sul numero di trasportatori della dopamina. “I nostri risultati suggeriscono che vale la pena intervenire con i pazienti per incoraggiarli a mangiare più acidi grassi omega-3, a migliorare la dieta e l’esercizio fisico. Possono esserci solo cose positive”.

Il trasferimento delle conoscenze è un punto importante per il ricercatore, il cui progetto è finanziato da Parkinson Canada. Incontra anche persone dell’organizzazione Parkinson Estrie per incoraggiarle a migliorare la loro dieta. “Il pesce è una buona fonte di omega-3 che vanno direttamente al cervello. Esistono anche integratori sotto forma di capsule. L’importante è evitare di trovarsi in una situazione di carenza», precisa il ricercatore, anche lui membro dell’Istituto di Nutrizione e Alimenti Funzionali.

La ricerca è stata condotta su un modello murino, consentendo al team di determinare cosa sta succedendo nel cervello in un ambiente controllato. Il professor Calon, tuttavia, menziona l’importanza di misurare gli effetti con studi clinici.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Ricerca sulla rigenerazione neurale. I firmatari sono Olivier Kerdiles, Méryl-Farelle Oye Mintsa Mi-mba, Katherine Coulombe, Cyntia Tremblay, Vincent Émond, Martine Saint-Pierre, Clémence Rouxel, Line Berthiaume, Pierre Julien, Francesca Cicchetti e Frédéric Calon.

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