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Come i vaccini HPV e i nuovi metodi di screening potrebbero aiutare a eliminare il cancro cervicale

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La diffusione dei vaccini HPV rappresenta un passo cruciale nella lotta globale contro il cancro. Questi vaccini sicuri ed altamente efficaci prevengono l’infezione dalle forme più pericolose di papillomavirus umano (HPV). Nei paesi con un’elevata copertura vaccinale è già stata osservata una diminuzione dei tassi di infezione tra le giovani donne. Si prevede che i casi di cancro cervicale diminuiranno significativamente con l’invecchiamento di queste donne.

Tuttavia, ciò non significa la fine dei programmi di screening del cancro cervicale. Questi programmi rimangono essenziali per proteggere le donne non vaccinate e per ridurre ulteriormente i rischi per coloro che sono stati vaccinati. Tuttavia, la natura dello screening si sta evolvendo e si prevede che nei prossimi anni i test meno frequenti e più convenienti diventeranno la norma.

Strategia di protezione

Gli attuali vaccini HPV colpiscono le forme ad alto rischio del virus, compresi i ceppi HPV-16 e HPV-18, che causano il 70% dei tumori cervicali. Sebbene vengano introdotti nuovi vaccini per proteggere da altri ceppi, nessuno copre tutti i tipi di HPV associati al cancro. Lo screening per il cancro della cervice resta quindi raccomandato alle giovani donne, anche a quelle vaccinate.

Lo screening è ancora più cruciale per le donne che non hanno avuto l’opportunità di essere protette dalla vaccinazione, perché continuano a essere a rischio di sviluppare il cancro cervicale durante i loro primi anni produttivi. In questo contesto, Emily Kobayashi, responsabile del programma di vaccino HPV presso Gavi, la Vaccine Alliance, sottolinea che “lo screening e il trattamento delle lesioni precancerose possono impedire loro di sviluppare un cancro debilitante, doloroso e spesso fatale. »

Proiezione moderna

La natura dello screening del cancro cervicale sta cambiando grazie alle recenti innovazioni che rendono questa procedura salvavita più semplice e conveniente.

Tradizionalmente, lo screening prevedeva l’invio di un campione di cellule a un laboratorio per l’ispezione visiva di anomalie o l’esame diretto della cervice dopo l’applicazione di una soluzione di acido acetico o iodio. Oggi, sempre più paesi stanno adottando il test HPV come metodo di screening primario, poiché cercano frammenti di DNA di tipi di HPV ad alto rischio nelle cellule cervicali. Questi test aiutano a identificare le donne a maggior rischio di sviluppare il cancro. Le persone che risultano positive possono quindi sottoporsi a test di conferma utilizzando metodi più tradizionali. I test di screening basati sul DNA dell’HPV hanno dimostrato di essere più efficaci nella prevenzione del cancro cervicale e sono più convenienti rispetto ai metodi precedenti. Sono inoltre adatti a tutti i contesti, regioni e paesi.

Inoltre, poiché i test HPV hanno un tasso di falsi negativi inferiore, hanno meno probabilità di rassicurare falsamente le donne sul fatto che non sono ad alto rischio. Pertanto, questi potrebbero richiedere uno screening meno frequente. Se un test HPV non rileva l’HPV ad alto rischio, le probabilità che una persona sviluppi un cancro cervicale nei prossimi cinque anni sono molto basse.

Direzioni internazionali

Sebbene le raccomandazioni riguardanti i tempi e la frequenza dello screening del cancro cervicale variano da paese a paese, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) attualmente raccomanda il rilevamento del DNA dell’HPV come metodo di screening primario. Per la popolazione generale, l’OMS raccomanda di iniziare a partire dai 30 anni, con controlli regolari ogni cinque-dieci anni. Per le donne che vivono con l’HIV, lo screening dovrebbe iniziare all’età di 25 anni, con frequenza ogni tre-cinque anni.

Alcune ricerche suggeriscono che la frequenza dello screening tra le donne vaccinate contro l’HPV potrebbe essere ridotta a due o tre volte nel corso della loro vita. Tuttavia, è importante notare che la maggior parte delle ragazze in tutto il mondo non ha ancora accesso al vaccino HPV. Poiché lo screening inizia 15-20 anni dopo la vaccinazione, potrebbero volerci decenni prima che la maggior parte delle donne idonee allo screening venga vaccinata. La Strategia Globale dell’OMS per l’eliminazione del cancro cervicale raccomanda pertanto un minimo di due screening nel corso della vita, con un test HPV ad alte prestazioni, il primo all’età di 35 anni e il secondo all’età di 45 anni.

I modelli scientifici hanno dimostrato che tale screening, combinato con un trattamento di follow-up se vengono rilevati cambiamenti precancerosi, potrebbe portare a una riduzione del 97% dell’incidenza del cancro cervicale nei paesi a basso reddito e intermedio nel prossimo secolo, rispetto a un 89 Riduzione percentuale ottenuta con la sola vaccinazione.

Innovazioni future

Altri cambiamenti potrebbero trasformare lo screening del cancro cervicale, inclusa la possibilità per le donne di raccogliere i propri campioni in completa riservatezza, senza dover visitare una clinica. Si sta addirittura prendendo in considerazione l’uso di campioni di sangue mestruale o di urina raccolti autonomamente per rilevare la presenza di HPV ad alto rischio. Queste innovazioni potrebbero aiutare a superare alcune barriere culturali e logistiche allo screening diffuso, riducendo ulteriormente i tassi di cancro cervicale.

Per quanto riguarda il trattamento, sono ora disponibili dispositivi leggeri per l’ablazione termica. Questi dispositivi utilizzano una sonda riscaldata per distruggere le cellule e i tessuti precancerosi sulla superficie della cervice. L’ablazione termica viene sempre più adottata nei paesi a basso e medio reddito perché non richiede il trasporto e la manutenzione di serbatoi di anidride carbonica compressa o protossido di azoto, utilizzati nella crioterapia – un trattamento più vecchio che prevede il congelamento di cellule e tessuti precancerosi. Inoltre, l’ablazione termica può essere eseguita in 5 minuti, rispetto ai 15 minuti della crioterapia.

“Quando parliamo con i sostenitori del cancro, e in particolare con le sopravvissute al cancro cervicale, sono entusiasti di sostenere il lancio del vaccino per proteggere le generazioni future”, afferma Kobayashi. “Tuttavia ci esortano anche a non trascurare le donne adulte. Questo è il motivo per cui incoraggiamo i paesi a comunicare l’importanza della vaccinazione HPV per le ragazze di età compresa tra 9 e 14 anni, sottolineando al contempo il ruolo essenziale dello screening tra le donne adulte.

“Questo è anche il motivo per cui stiamo lavorando con Unitaid per sostenere un progetto volto a generare conoscenze su come la mobilitazione sociale integrata per la vaccinazione e il test HPV possa favorire l’adozione di entrambe le misure. »

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