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giovani psichiatri fanno una campagna contro lo stigma

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XAVIER LISSILLOUR

« Cosa vuol dire che sei depresso? Ma hai tutto per essere felice, sei incinta! » Il periodo perinatale sarebbe sempre avvolto dalla felicità: questa idea ricevuta, una visione romantica, può dissuadere le future mamme dal verbalizzare il loro possibile disagio. Questa autocensura è lungi dall’essere un dettaglio. Secondo un recente rapporto dell’Inserm e della Sanità Pubblica Francia, il suicidio rappresenta la principale causa di mortalità materna nell’anno successivo al parto (45 suicidi su 272 decessi registrati tra il 2016 e il 2018). “Gran parte di questi decessi potrebbe essere evitata sviluppando ulteriormente la prevenzione »assicura Lucie Joly, 37 anni, psichiatra dell’ospedale Saint-Antoine (AP-HP, Università della Sorbona), specializzata in salute della donna, in particolare durante la gravidanza e il postpartum.

Quando nel 2016 ha assunto l’incarico di responsabile del reparto di psichiatria perinatale, la giovane dottoressa ha osservato che la professione medica presta particolare attenzione al neonato, ma che la salute psicologica delle madri viene spesso trascurata, nonostante esprimano regolarmente il loro disagio durante le consultazioni. Da allora la situazione è diventata un po’ più equilibrata, ma anche oggi “Pochissimi studi esaminano il cervello delle madri e la loro grande vulnerabilità durante questo periodo. Come comprendere la depressione materna, le gravidanze immaginarie, la sindrome del bambino fantasma, negazione della gravidanza? »si chiede Lucie Joly, che unisce poi la sua esperienza a quella di Hugo Bottemanne, 33 anni, ricercatore di neuroscienze e anche psichiatra all’ospedale Bicêtre (AP-HP, Università Paris-Saclay). Insieme scrivono articoli scientifici e libri per il grande pubblico: Nel cervello delle madri (Edizioni du Rocher, 2022) e Depressione nelle donne (Edizioni du Rocher, 216 pagine, 17,90 euro). Lucie Joly forma anche ostetriche e infermiere per identificare i disturbi mentali e lavora, con l’équipe di psichiatria dell’ospedale Saint-Antoine, per creare un’unità dedicata alla salute mentale delle donne.

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Questa zona disastrata − problemi di finanziamento, tagli di posti di lavoro, operatori sanitari esausti, tempi di consultazione infiniti, assistenza degradata − soffre anche di idee preconcette sui disturbi psicologici: “Gli psicologi sono per pazzi”, “I depressi sono cronache morbide”, “Schizofrenici, criminali”… Quante persone sono restii a varcare la porta di uno psicologo, perché “non servirà a niente”? Quanti studenti di medicina voltano le spalle alla disciplina, considerata “il fondo del paniere” nelle scelte di carriera? Un’ulteriore trappola in un momento in cui, soprattutto dopo il Covid, si scontrano la crescente carenza di psichiatri e i bisogni assistenziali sempre crescenti della popolazione, degli adulti ma anche dei bambini e degli adolescenti. Nella sua revisione annuale della tabella di marcia 2023 sulla salute mentale, il Ministero della Salute e dell’Accesso alle cure ricorda che i disturbi mentali colpiscono quasi 13 milioni di francesi, ovvero una persona su cinque.

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