Condannato mercoledì a 30 anni di reclusione penale dalla corte d’assise di Deux-Sèvres, Yunus Cosgun è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio della sua ex compagna, Patricia Gomit, nel giugno 2022. L’uomo, che nega i fatti, era già stato condannato 13 volte nel passato.
Patricia Gomit, assistente sociale di 51 anni, l’8 maggio 2022 ha presentato denuncia contro il suo ex compagno per violenze e minacce di morte, spiegando che aveva “molta paura”. Tuttavia, questa procedura è stata archiviata per mancanza di prove sufficienti.
Prove schiaccianti secondo l’accusa
Un mese dopo, l’11 giugno 2022, è stata trovata morta nella sua casa. “Siamo oltre l’omicidio. C’era la volontà di annientare la vittima, di distruggere il suo corpo, di renderlo irriconoscibile”, ha sottolineato il procuratore generale Nina Blanchon, che aveva chiesto l’ergastolo. Nonostante le sue smentite nel corso del processo, l’imputato era implicato in diversi elementi materiali.
“Ci sono prove in questo caso”, ha detto Fabien Arakelian, avvocato delle parti civili, durante le sue difese. Tra questi, le registrazioni delle discussioni in cui Yunus Cosgun ha minacciato la vittima, tracce del suo sangue trovate sui pantaloncini dell’imputato, nonché immagini di videosorveglianza che mostrano i suoi movimenti. “Dopo i fatti è fuggito in Spagna, ma il suo DNA è l’unico trovato sul corpo di Patricia Gomit. Tutto concorre a dimostrare che è lui l’autore dei colpi mortali”, ha aggiunto il procuratore generale.
Una difesa basata sulle incongruenze
Da parte sua, Yunus Cosgun ha continuato a negare i fatti, proponendo una versione dei fatti definita fantasiosa dall’accusa. Ha affermato di essere stato rapito da ignoti mentre si trovava a casa della vittima, costretto a portarli in Spagna, prima di ritornare sul luogo del delitto.
Il suo avvocato, Me Ambroise Garlopeau, ha chiesto l’assoluzione, sottolineando l’assenza di prove dirette: “Non c’è nulla che possa dire con certezza che sia stato lui a sferrare i colpi mortali. Non ci sono testimoni, non sono state trovate armi e non è stato accertato alcun movente. » Ha inoltre minimizzato gli sms della vittima, in cui confidava ai parenti i suoi timori, sostenendo che non bastavano a dimostrare la colpevolezza del suo assistito.