L’Università Libera di Bruxelles (ULB) sta evidenziando una nuova strada per sostenere le persone dipendenti dall’alcol, mentre si prepara al mese senza alcol, previsto per febbraio. È quanto indica in un comunicato stampa pubblicato lunedì. Clémence Dousset, ricercatrice FNRS presso l’ULB, sta esplorando il neurofeedback, un metodo volto a rafforzare i trattamenti esistenti insegnando ai pazienti a regolare la propria attività cerebrale.
I trattamenti tradizionali, come i farmaci e la psicoterapia, mostrano risultati variabili: quasi il 60% dei pazienti presenta una ricaduta entro tre mesi dal ritiro in ambito ospedaliero e oltre l’80% dopo un anno. Queste cifre sottolineano l’importanza di approcci complementari. Il neurofeedback, già diffuso negli Stati Uniti, è una tecnica che consente ai pazienti di interagire con la propria attività cerebrale in tempo reale, utilizzando un dispositivo di elettrodi collegati a uno schermo.
“Questo metodo offre ai pazienti l’opportunità di imparare ad autoregolarsi lavorando sui circuiti cerebrali alterati dal consumo eccessivo di alcol”, spiega Clémence Dousset. Aggiunge che questo approccio potrebbe rafforzare le capacità di inibizione e attenzione, che spesso sono compromesse nelle persone che soffrono di dipendenza.
La ricerca condotta dal team dell’ULB mira a convalidare questa tecnica. Uno studio pilota di quattro anni ha già mostrato risultati incoraggianti in soggetti sani, in particolare migliorando l’inibizione comportamentale e neurofisiologica. D’ora in poi l’obiettivo è valutare l’efficacia del neurofeedback sui pazienti dipendenti. Il reclutamento per questo studio continuerà fino alla fine del 2025.
Se i risultati si rivelassero conclusivi, questo metodo potrebbe diventare uno strumento complementare ai trattamenti attuali, attaccando direttamente i deficit cognitivi causati dal consumo eccessivo di alcol. “Prendendo di mira i danni cerebrali, il neurofeedback potrebbe trasformare l’approccio terapeutico e aumentare le possibilità di successo a lungo termine”, conclude il ricercatore.
Il mese senza alcol, che mira a sensibilizzare sull’impatto del consumo di alcol, potrebbe quindi diventare un’occasione per evidenziare questo promettente progresso.
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