Dal 2010 abbiamo assistito a notevoli progressi nella risposta all’HIV. C’è stata una significativa riduzione della mortalità e milioni di persone hanno ora accesso al trattamento antiretrovirale. Nell’Africa sub-sahariana, tuttavia, la situazione resta preoccupante. Più di 25 milioni di persone vivono ancora con l’HIV in questa regione e l’Africa sub-sahariana rimane l’area più colpita da questa pandemia.
E per quanto riguarda il Senegal, a che punto sei in questa lotta?
Il Senegal ha compiuto notevoli progressi nella sua risposta all’HIV. La prevalenza è stimata allo 0,3%, che è relativamente bassa rispetto ad altri paesi della regione. Il paese segue anche gli obiettivi dell’UNAIDS. Attualmente, l’88% delle persone che vivono con l’HIV conoscono il proprio stato, una percentuale vicina all’obiettivo del 95%. Inoltre, il 91% delle persone che conoscono il proprio stato sono in cura e di queste il 90% ha una carica virale non rilevabile. Ciò dimostra l’efficacia del trattamento e degli sforzi di risposta.
Quali sono le missioni di UNAIDS in questa lotta e come sostenete paesi come il Senegal?
La missione di UNAAIDS è coordinare la risposta globale all’HIV. Aiutiamo i paesi a sviluppare strategie nazionali, produrre informazioni strategiche e monitorare i progressi. Supportiamo inoltre la produzione di dati e l’analisi delle sfide incontrate. Ogni anno, ad esempio, produciamo un report globale che ci permette di monitorare l’evoluzione dell’epidemia. In Senegal assistiamo il Paese nell’attuazione delle politiche pubbliche e nella lotta allo stigma e alla discriminazione legati all’HIV.
Eliminare la trasmissione da madre a figlio è uno degli obiettivi globali di UNAIDS. A che punto sei con questa cosa?
Purtroppo questo obiettivo non è stato ancora raggiunto, anche se disponiamo di tutti gli strumenti tecnici e strategici per eliminarlo. Pochissimi paesi sono riusciti a sradicare questa trasmissione e nella regione nessun paese ha ancora avuto un successo completo. Tuttavia, alcuni paesi, come Capo Verde, sono sulla strada giusta.
Lei ha menzionato l’aumento dei nuovi contagi, soprattutto tra i giovani. Cosa state facendo per contrastare questo fenomeno?
Questa è una delle principali preoccupazioni. Stiamo osservando un aumento dei nuovi contagi, soprattutto tra i giovani, e soprattutto tra le ragazze che sono più vulnerabili dei ragazzi. Uno dei problemi è che negli ultimi anni non è stata data sufficiente importanza alla prevenzione. I trattamenti hanno garantito una migliore qualità di vita alle persone affette da HIV, ma ciò non deve farci dimenticare che la prevenzione resta essenziale. Stiamo mettendo in atto strategie per sensibilizzare i giovani, in particolare negli ambienti scolastici ed extrascolastici, in modo che abbiano le giuste informazioni sulla prevenzione dell’HIV.
Lo stigma rimane un grosso ostacolo nella lotta contro l’HIV. Come rispondi?
Lo stigma rappresenta una sfida importante perché impedisce alle persone che vivono con l’HIV di accedere alle cure e ai servizi. È fondamentale che queste persone si sentano sicure e non discriminate per poter beneficiare delle cure. La lotta allo stigma richiede azioni di sensibilizzazione, anche nelle comunità, presso le autorità e i servizi sanitari, nonché presso i leader religiosi. Continuiamo a sostenere che questi problemi siano presi sul serio e che siano applicate politiche di non discriminazione.
Quali sono le altre sfide che dovete affrontare nella lotta contro l’HIV in Senegal?
Oltre allo stigma, una delle sfide più grandi rimane la mobilitazione delle risorse. Per sostenere la risposta all’HIV e garantire l’accesso ai farmaci gratuiti, è essenziale continuare a mobilitare fondi, sia a livello nazionale che internazionale. Ciò richiede un sostegno costante da parte dei partner internazionali e del settore privato, nonché una buona gestione delle risorse disponibili.
E infine, che ruolo giocano i media in questa lotta?
I media hanno un ruolo chiave da svolgere nella sensibilizzazione e nell’educazione. Bisogna continuare a parlare di HIV per evitare che l’epidemia venga dimenticata. Anche i social media e le app mobili sono strumenti potenti per raggiungere i giovani e fornire loro informazioni essenziali sulla prevenzione. È fondamentale mantenere la visibilità dell’HIV nello spazio pubblico per non lasciare spazio all’ignoranza.