La voce di un ragazzino si alza nel silenzio per cantare a cappella Come eravamo. Accompagna il lungo balletto codificato che comincia a dispiegare le trapunte. Un momento scioccante, come ogni anno dal 2011.
In occasione della Giornata mondiale contro l’AIDS, l’associazione Fight Aids Monaco ha mobilitato le sue truppe questo venerdì a mezzogiorno al Museo Oceanografico per la cerimonia del quilt.
Nome dato alle grandi tele sulle quali gli affiliati dell’associazione evocano, nei disegni e nei colori, la memoria dei defunti a causa della malattia.
Dopo la cerimonia, la principessa Stéphanie, presidente di Fight Aids Monaco, l’associazione da lei creata vent’anni fa per sostenere le persone affette da HIV, ha avuto il tempo di ricordare che la lotta contro l’AIDS non è finita.
Da 13 anni, le trapunte di Monaco rievocano la memoria delle persone scomparse a causa dell’HIV. Che emozione ti regala la cerimonia?
Ogni volta è molto commovente condividere i ricordi delle persone che hanno contato nella vita dei nostri affiliati. Ciò che mi stupisce sempre è la gioia che esce da queste trapunte, da tutti questi colori, è piena di speranza. Questa è la bellezza di questo evento. Anche nella tristezza e nel lutto, per vedere sempre speranza e amore.
L’anno 2024 ha segnato vent’anni di impegno di Fight Aids, come guardi indietro a questi due decenni?
Li guardo con molto orgoglio, fiero che l’associazione sia arrivata dov’è oggi. Ringrazio tutte le persone che mi hanno seguito fin dall’inizio in questa avventura un po’ folle, in particolare Hervé Aeschbach (che ha guidato l’associazione per vent’anni prima di andare in pensione a luglio N.d.R.). Abbiamo realizzato cose incredibili. E abbiamo ancora molto da realizzare con Christophe Glasser adesso. Ringrazio tutti i volontari, tutta la squadra senza la quale nulla sarebbe stato possibile in questi vent’anni. Purtroppo abbiamo ancora molto lavoro da fare. Vorrei poter dire che il Fight Aids non è più necessario dopo vent’anni, ma no, l’AIDS esiste ancora. Dobbiamo continuare a lottare, a informare, a sostenere le persone che vivono con l’HIV.
Alcune farmacie delle Alpi Marittime propongono, per la prima volta, test gratuiti e anonimi in farmacia. Oggi ci sono anche dei test da fare a casa. Per te lo screening resta una priorità?
I test di massa sono importanti perché i nuovi trattamenti permettono di non essere più contaminanti. Quindi potremmo debellare l’epidemia. Personalmente, non sono molto portato per l’autotest a casa. A seconda del risultato, queste sono notizie che bisogna apprendere mentre si è circondati. Questo non è un test di gravidanza. La tua vita cambia completamente con l’annuncio del tuo stato HIV. È bello poterlo fare da soli, ma è meglio farlo con la supervisione. In un luogo con i medici, per essere guidati verso la giusta cura. Perché se una persona si fa il test a casa, perché ha avuto un comportamento a rischio, scopre di essere positiva e non si reca dal medico per farsi curare, il test non sarà servito a nulla.