Gli ICM mirano a creare un collegamento diretto tra il cervello e una macchina, catturando l’attività cerebrale con elettrodi per trasformarla in azioni fisiche. I primi tentativi di questo tipo risalgono al 19° secolo, quando apparve la neurochirurgia, ma i concetti moderni, compresa l’intelligenza artificiale, hanno preso il volo solo alla fine degli anni ’80. Oggi queste interfacce vengono testate principalmente su pazienti affetti da paralisi disturbi della deambulazione legati al morbo di Parkinson o lesioni del midollo spinale o disturbi del linguaggio.
Interfaccia cervello-macchina: una rivoluzione in atto?
Uno dei progressi più promettenti è la stimolazione epidurale sviluppata a Losanna. Tuttavia, nonostante questi risultati incoraggianti e l’insieme delle ICM, solo 67 pazienti sono stati trattati in 21 gruppi di ricerca in tutto il mondo, il che dimostra la difficoltà di generalizzare queste tecnologie su larga scala. Quali furono i primi test sulle interfacce cervello-macchina? Come funziona la stimolazione epidurale e quali sono le sfide a lungo termine di queste tecnologie? Risposte con François Berger è un neurologo e direttore dell’unità Inserm BrainTech Lab di Grenoble.