La leucemia mieloide acuta è uno dei tumori più mortali. Questo tumore del sangue e del midollo osseo è causato da un accumulo di cellule immature, che distruggono e sostituiscono rapidamente le cellule del sangue sane.
Le sue cellule staminali leucemiche, perché “dormienti” o “quiescenti”, sfuggono alla chemioterapia
e sono quindi molto resistenti ai trattamenti. Possono tuttavia svegliarsi, il che riattiva la malattia.
L’équipe franco-svizzera identifica qui le particolarità genetiche ed energetiche di queste cellule, in particolare un processo specifico di utilizzo del ferro che, se bloccato, indebolisce anche le cellule staminali leucemiche.
Lo studio identifica una firma genetica distintiva, basata su 35 geni, di queste cellule quiescenti. Utilizzando questa firma in ampi database clinici di pazienti affetti da leucemia mieloide acuta, i ricercatori hanno confermato che la firma era fortemente collegata alla prognosi della malattia.
L’autore principale, il dottor Jérôme Tamburini, professore di medicina all’UNIGE e allo Swiss Cancer Center Léman e medico del dipartimento di oncologia dell’HUG, spiega che per sopravvivere, le cellule innescano reazioni chimiche che permettono di degradare alcuni nutrienti e ottengono così l’energia necessaria alla loro sopravvivenza. Questo processo coinvolge anche l’autofagia, un processo di autoeliminazione delle scorie che, in assenza di nutrienti, consente alle cellule di continuare a nutrirsi. Esperimenti condotti su modelli murini di leucemia rivelano che:
- bloccare questo specifico processo di autofagia e appunto “ferritinofagia”, una forma specifica di autofagia che prende di mira la ferritina, la principale molecola di deposito del ferro, indebolisce e uccide le cellule staminali dormienti della leucemia;
- inibendo una proteina, NCOA4, che controlla la disponibilità di ferro nelle cellule, indebolisce ed elimina anche le cellule staminali dormienti senza indebolire le cellule staminali sane del sangue.
Pertanto, prendere di mira la ferritinofagia e/o bloccare NCOA4 sembra essere una strategia promettente per sopprimere le cellule staminali leucemiche quiescenti,
le molecole sono già nella fase iniziale di sviluppo per futuri studi clinici.