Avena, soia, farro, riso… quali sono i pregi e i difetti dei latti vegetali?

Avena, soia, farro, riso… quali sono i pregi e i difetti dei latti vegetali?
Avena, soia, farro, riso… quali sono i pregi e i difetti dei latti vegetali?
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Avena, soia, farro, riso… Negli ultimi anni i latti vegetali sono diventati essenziali sugli scaffali dei supermercati. Con i loro punti di forza e anche i loro punti di vigilanza.

Innanzitutto una precisazione: la denominazione latte vegetale persiste nel linguaggio comune e di marketing nonostante la pubblicazione nel 1997 della normativa europea che definisce il latte come “il prodotto della mungitura di una o più muccheNel 2013, l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare (ANSES) ha precisato che le uniche bevande di origine vegetale, autorizzate a portare la denominazione latte, erano il latte di cocco e il latte di mandorle. In sintesi, si parla di “latti“le piante costituiscono un abuso del linguaggio.

Punti di vigilanza

Queste bevande, o succhi, si ottengono generalmente macinando – della pianta in questione – quindi estraendo il succo e aggiungendo acqua. Di conseguenza, la loro composizione è radicalmente diversa da quella del latte vaccino. Il preparato ottenuto non costituisce in alcun modo un sostituto del latte vaccino, soprattutto per i bambini piccoli, che non lo troveranno sufficiente a soddisfare i loro fabbisogni in termini di minerali e proteine ​​in particolare.

Inoltre questi succhi non rinforzano le nostre ossa. Queste bevande risultano troppo povere di minerali, calcio in primis – senza dimenticare magnesio, selenio, vitamina B12, ecc. – per contribuire efficacemente a rafforzare il nostro capitale osseo e le nostre difese immunitarie.

Altro punto di vigilanza lanciato dall’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente (INRAE): sulla base di uno studio greco, vengono segnalati i potenziali rischi associati al riscaldamento globale. Fino ad ora, sottolineano i suoi rappresentanti, “questi prodotti possono essere conservati a temperatura ambiente per diversi mesi senza rischio di deterioramento, perché la differenza tra la temperatura di preparazione e quella di lavorazione è abbastanza grande da non far sopravvivere le spore“. In particolare quelli di un batterio chiamato Geobacillus stearothermophilus.

Ma sotto l’effetto dell’aumento delle temperature potrebbe verificarsi un rischio di deterioramento: G. stearothermophilus quindi suscettibili di resistere, in questo caso, al trattamento ad altissima temperatura (UHT). Al punto da consigliare il trasporto di queste sostanze su camion “isolato termicamente”. Come il latte, insomma.

Alcuni vantaggi

  • Niente lattosio: il succo di avena o di soia, invece, sono gli alimenti preferiti dalle persone intolleranti al lattosio. Questi pazienti si trovano infatti di fronte a a “problema di digestione dello zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati”, sottolinea l’assicurazione sanitaria. Con una vita quotidiana potenzialmente alterata a causa del transito intestinale accelerato e quindi presenza di gas, gonfiori dolorosi e diarrea;
  • Niente proteine ​​del latte (mucca, ecc.): queste bevande appaiono quindi adatte alle persone allergiche alle proteine ​​del latte. Questo tipo di allergia si manifesta fin dalla tenera età attraverso manifestazioni cutanee (orticaria, ecc.), digestive (diarrea, vomito) e/o respiratorie (rinite, congiuntivite o anche attacchi d’asma);
  • Pochissimi lipidi: questi succhi vegetali non rischiano di aumentare il carico in termini di colesterolo cattivo, in particolare.

In ogni caso, se come ogni alimento devono essere consumati con moderazione, costituiscono un’alternativa a chi desidera variare le proprie bevande e avvicinarsi alla sensazione del bere il latte. Soprattutto utilizzandoli, ad esempio, in preparazioni tipo porridge.

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