Inquinamento, responsabile di alcune malattie? Se il dato non sorprende davvero, un recente studio è riuscito a stabilire il collegamento tra lo sviluppo di un certo tipo di cancro e il consumo, seppure indesiderato, di minuscole particelle di plastica.
È in Australia, presso la Bond University, che i ricercatori hanno studiato con interesse la presenza di micro e nanoplastiche nelle vie urinarie. Uno studio realizzato dopo aver scoperto che nel 2019 sono state diagnosticate 404,61 milioni di infezioni a carico di queste stesse vie urinarie. E il risultato parla chiaro:
- nel 54% dei campioni di urina,
- nel 70% dei campioni renali,
- nel 68% dei campioni di persone affette da cancro alla vescica,
sono state trovate particelle di plastica.
La plastica favorisce il cancro alla vescica
Risulta che la presenza di micro e nanoparticelle plastiche provoca infiammazioni e tossicità delle vie urinarie. La durata della vita delle cellule viene quindi ridotta, favorendo così la crescita delle cellule tumorali. Una constatazione che va contro quanto affermato recentemente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Nel 2019, l’OMS aveva assicurato che nessuno studio poteva affermare con certezza che le microplastiche presenti nell’acqua potabile provocassero lo sviluppo di determinati problemi di salute. A questo punto è ovvio per i ricercatori che questa affermazione è falsa. Di conseguenza, chiedono alle autorità di adottare misure molto rapidamente.
L’OMS, contraddetta
Ciò contribuirà a ridurre lo sviluppo di malattie renali croniche, infezioni del tratto urinario o addirittura incontinenza e, nei casi più gravi, lo sviluppo di cancro alla vescica. Tuttavia, in questa fase, è difficile immaginare un cambiamento nelle abitudini. Nel 2019 sono state prodotte 368 milioni di tonnellate di plastica. Entro il 2050, questa cifra dovrebbe raddoppiare.