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“Sono andato dalla squadra francese dicendomi che non avremmo vinto…”, estratti esclusivi dall’autobiografia di Yoann Huget

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Costretto a farla finita in pieno periodo Covid, l’ex esterno dello Stade Toulousain e XV di Francia racconta la sua carriera, sportiva ed extrasportiva, in “Non ti ho detto addio”, che arriva esce questo mercoledì in biblioteca.

“Quando riceverai la lettera del contabile dello Stadio che comunica il tuo saldo su tutti i conti…”

“Non sapevo subito della piccola morte di un atleta di alto livello. Quella stagione, lo Stade Toulousain vinse la doppietta Coppa dei Campioni-Top 14. Un momento eccezionale per il club, al quale ho partecipato a modo mio. Ma arriva il 30 giugno. E poi si ferma davvero… tiro fuori tutti i file. Non sono più elencato come giocatore di rugby. Questa è una piccola morte. Quando ricevi la lettera del contabile dello Stadio che ti comunica il saldo di tutti i conti, fa qualcosa. Non sapevo di questa procedura e mi sorprende. Esci anche da tutti i gruppi WhatsApp. Quello del club, quello dei giocatori, quello dei dirigenti. Il tuo indirizzo email, a nome dello Stade Toulousain, viene cancellato. Sei cancellato… All’inizio è davvero difficile conviverci. Ricordo quel momento in cui ho dovuto restituire loro il cellulare per vedere se eri ancora in contatto con il gruppo. Ho avuto rapporti molto stretti e quotidiani con tutti allo Stadio, i compagni, lo staff medico, quello amministrativo. E all’improvviso perdo tutte queste relazioni, tutta questa vita scompare il 30 giugno. È violento. Stavi chiacchierando con i ragazzi del gruppo e, all’improvviso, ciao! È come una rottura.

“Per niente al mondo non avrei rifiutato una selezione per la squadra francese”

“Siamo la generazione che ha vissuto sconfitte incoraggianti. Era difficile conviverci. (…) Durante tutti questi anni, sono andato dalla squadra francese dicendomi che non avremmo vinto, che le cose sarebbero andate di nuovo male. Alcuni giocatori si sono anche rifiutati completamente di venire alla selezione. Non si sono sentiti coinvolti nel progetto della squadra francese. Quando sei sempre subentrato, o mai a referto… Alcuni ragazzi si sono detti che, visti i risultati, preferivano restare a casa. Ma non c’è stato alcun giudizio da parte nostra. Se non volevano venire, era meglio che non venissero. Alcuni, appena c’è un po’ di concorrenza, preferiscono arrendersi. Mi è sempre piaciuto indossare questa maglia della squadra francese, quindi non mi sono mai posto questa domanda. Per nulla al mondo non avrei rifiutato una selezione per la nazionale francese.

Una delle ultime partite di Yoann Huget con lo Stade Toulousain, il 6 marzo 2021 contro il Brive nella Top 14, un mese prima del grave infortunio che metterà fine alla sua carriera, all’età di 33 anni.
LIONEL BONAVENTURA/AFP

“Ci sono partite in cui avevo dei buchi neri”

“All’inizio ridevamo delle commozioni cerebrali. “Ah, anche tu, sei stato ko…” Ricordo una partita tra Nuova Zelanda e Francia durante una tournée, nel giugno 2013. Di fronte, c’era René Ranger. Su una percussione provo ad affrontarlo e mi metto KO. Prendo un grande knockout. Il medico viene a trovarmi a terra e mi dice: “Devi restare, non possiamo più fare altri cambiamenti…” Allora resto e, dietro, mi prendo due o tre candele in testa. Allora ero in una stanza con Wesley Fofana. Mi confidò più tardi: “Eri così lontano a ovest! Quando ho visto i tuoi occhi…! »Ci sono state partite in cui avevo dei buchi neri. Ma, con l’evoluzione della conoscenza, sono stato più attento. Capisci che sono in gioco la tua salute e il tuo post-carriera.”

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“All’inizio non pensavamo molto di Ugo Mola, lo ammetto”

“Nel 2015 se ne va Guy (Novès), arriva Ugo (Mola) a capo di un gruppo pro Guy. Perché, non mentiamo, eravamo tutti pro-Novès. All’inizio Ugo era sconvolto. Se non fosse stato Tolosa, penso addirittura che avrebbe potuto essere licenziato. Resta in vigore anche se questo è il primo anno in cui non ci siamo qualificati per la Top 6, la fase finale del campionato. Ma la forza dello Stade Toulousain è anche quella di essere pazienti. (…) È stata molto dura, lo ammetto. Nessuno ha fatto regali a Ugo. La sua legittimità, la sua credibilità furono messe in discussione. Quando sei abituato a lavorare vent’anni con un metodo, una formula, che ha dato prova di sé, e lui, un allenatore giovane arrivato dall’Albi… Non era l’allenatore che ci aspettavamo. All’inizio non lo pensavamo molto, lo ammetto. Ma Ugo era intelligente. Non ha fatto scalpore nonostante le insidie. Ma non ha dimenticato questo periodo. Quando ne parli con lui, è sempre un po’ crudo. Ne ha sofferto per due anni. E due anni sono tanti”.

L’autobiografia di Yoann Huget uscirà nelle librerie questo mercoledì.
Ugo Sport

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