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Presentato allo stadio Mayol 25 anni fa, Pilou Pilou è nato in Algeria?

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Per molti appassionati di rugby è l’inno dell’RCT. Una canzone che fa vibrare le ali di Mayol prima dell’inizio delle partite. Un grido che, si dice, abbia il potere di raggelare gli avversari rossoneri (non è sicuro) e di “mettere i capelli in testa” ai seguaci dell’ovale (più probabile). La storia della “Haka di Tolone” al servizio del XV del porto è tuttavia relativamente recente se paragonata a un club nato 117 anni fa.

“Sono stati i Fada a presentare Pilou Pilou a Mayol nel 2000”spiega Gilles Montal, ex presidente dell’emblematico club di tifosi. “L’abbiamo sentita nello spogliatoio junior del Reichel, cantata dal tallonatore Noël Curnier. Con i nostri amici abbiamo avuto l’idea di lanciarlo dallo stand Bonnus su un megafono”. Il baule di un certo Jubi de Besse ha convertito rapidamente la folla, felice di gridare a squarciagola la propria “toulonitude”.

“Poi la Lega ha vietato l’uso di apparecchi di amplificazione del suono negli stadi”continua Gilles Montal. “Nel 2005, il presidente dell’RCT Eric Champ decise quindi che il Pilou sarebbe stato lanciato al microfono. È rimasta la versione di Marcel Bodrero”. L’ex terzino dei Rouge et Noir, scomparso nel 2011 all’età di 90 anni, viene presentato ancora oggi come “l’inventore” del terribile grido di guerra. Una paternità ancora largamente esagerata.

“Marcel Bodrero ha portato con sé il canto”

Ne sa qualcosa Daniel Costantini, ex allenatore della mitica squadra di pallamano Barjots. Suo padre, Paul Costantini, era compagno di squadra di Marcel Bodrero negli anni Quaranta, quando giocava allo Smuc, la grande società sportiva del Marsiglia. Dice: “All’epoca tutte le sezioni sportive dello Smuc avevano una sorta di prete di Pilou Pilou, incaricato di spingerlo nelle grandi occasioni. Quando Marcel Bodrero tornò al Var dopo gli studi, si accontentò di portare con sé la canzone”.. Dopodiché, con il testo leggermente modificato per aderire ai colori di Tolone, il futuro insegnante di sport del liceo Dumont d’Urville convertirà decine di giovani giocatori di rugby Moccot a questo piacere sonoro. Il resto lo sappiamo.

Secondo Daniel Costantini restava molto risentimento da parte della città marsigliese. “I grandi anziani di Smuc non hanno apprezzato il fatto che l’RCT si sia appropriato completamente di Pilou. Ma ehi, oggi sono tutti morti…”

“Queste sono vecchie storie”conferma Stéphane Tollet, capo della sezione rugby del Marsiglia. “Sì, abbiamo il Pilou Pilou esposto all’ingresso della nostra club house ma nessuno lo canta più. E siamo molto contenti che una squadra così popolare l’abbia raccolta”. Dimenticata anche la lettera al vetriolo inviata da Smuc a Mourad Boudjellal nel 2017, invocando, con sfumature, “plagio”, “impostura” e altro “decadenza”.

Una canzone di guerra Kanak importata ad Algeri?

Il motivo di questa amnistia è forse dovuto al fatto, in definitiva, che anche Pilou Pilou non è molto provenzale. Rinvenuta otto anni fa dal blog surlatouche.fr (e facilmente consultabile sul sito Gallica della Biblioteca Nazionale), la recensione Studente di Algeripubblicato nell’ottobre 1928, pubblicò una splendida versione della canzone. Con qualche differenza: qui le donne sono incinte e non scarmigliate; scendiamo verso la pianura anziché verso il mare – l’attuale ruggito di Besagne somiglia a due spighe di cavolfiore a quello pronunciato un secolo fa dai giocatori della RUA, il Corse Universitarie di Algeri. Quanto alla genesi dell’opera, l’autore della pubblicazione (“Bobette”) evoca tribù guerriere di indiani d’America e la penna di un misterioso gruppo di studenti di Harvard.

Estratto dal numero 90 della rivista Alger Student, pubblicato nell’ottobre 1928. Fonte: Biblioteca nazionale di Francia.

La verità, se ce n’è una sola, forse si trova più in Nuova Caledonia, terra di palme da cocco per eccellenza, dove un tempo una danza di guerra chiamata Pilou Pilou era un tempo ampiamente documentata dai viaggiatori. Nel suo Scali oceanianiGuy Chantepleure (1870-1951) descrive ad esempio una tradizione Kanak che “anticamente accompagnava varie cerimonie, compresi i sacrifici umani.. Se il collegamento con le partite di Mayol è discutibile, tuttavia, non è nemmeno il tipo di informazione che preoccupa Gilles Montal. Del resto, ricorda, “Peña Baiona (l’inno del Rowing Bayonnais, ndr) è l’opera di un compositore austriaco degli anni ’70…”

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