Intervista di
Sophie Grassin
Pubblicato su
25 gennaio 2025 alle 17.30
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Tempo di lettura: 6 min.
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Colloquio
Dopo venticinque anni di assenza, François Cluzet torna al teatro in “Another Divine Day”, diretto da Emmanuel Noblet. Un monologo, quindi un paradosso per questo attore a cui piace lo scambio per la prima volta con gli altri. Colloquio.
Per andare oltre
Cosa ha rinchiuso Robert, psichiatra in un ospedale in ospedale e curato con uno dei suoi coetanei? È sano o è cambiato nell’irragionevolezza? Emmanuel Noblet (“Repair the Living”) adatta “Another Divine Day”, una tragica farsa presa dal romanzo di Denis Michelis dove, tra due salva dell’umorismo, passa l’ombra di Camus e Beckett. Per questo monologo a forma di thriller, ha scelto François Cluzet, attore con un nervosismo spaventoso, che ha sempre accampato così bene i paranoici e i neurotici.
Hai aspettato questo testo?
François Cluzet Il teatro è la disciplina che è più importante per me. Dellerato all’assemblea, nasconde per eccellenza l’arte dell’attore. A 17 anni, stavo già apparendo. Ne ho 69 oggi. Nel frattempo, il cinema ha raggiunto. Ma ho lavorato con Alain Françon e André Engel. Per tornare sul palco, stavo aspettando una sfida. La commedia è arrivata, accompagnata da una lettera di Emmanuel Noblet. Mi ha scritto con te …
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