Secondo quanto riportato dai media c’è il sospetto che Benko abbia cercato di privare i creditori dei beni.
Il fondatore di Signa, René Benko, è stato arrestato giovedì mattina nella sua villa vicino a Innsbruck. Questo è quanto riportano i media austriaci. L’avvocato di Benko, Norbert Wess, ha confermato l’arresto al quotidiano “Der Standard”.
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La Procura economica e della corruzione indaga da tempo su Benko, tra l’altro per il sospetto di frode grave e di diversi reati legati al fallimento del suo impero immobiliare. Secondo lo “Standard” Benko avrebbe tra l’altro “gestito” la massa fallimentare. C’è il sospetto che abbia tentato di privare i creditori dei beni. Non è ancora noto il motivo specifico dell’arresto. Secondo il rapporto l’avvocato di Benko non l’ha ancora ricevuto.
Venerdì è previsto che il magnate immobiliare venga interrogato da un giudice. Entro 48 ore dovrà essere presa una decisione sull’eventuale applicazione della custodia cautelare. Il presupposto per ciò è, oltre ad un forte sospetto di un crimine, il rischio di fuga, occultamento o di commissione di altri crimini. Il focus principale sarà probabilmente il rischio di blackout.
Gli osservatori erano da tempo sorpresi dal fatto che, nonostante le gravi accuse degli ultimi mesi, Benko fosse libero e potesse persino continuare il suo stile di vita lussuoso. È stato fotografato durante una gita in barca sul Lago di Garda in estate e durante una battuta di caccia con un importante politico in autunno.
Recentemente non è chiaro cosa faccia Benko e dove sia la sua immensa fortuna. Secondo i resoconti dei media si recava regolarmente nel suo ufficio di Innsbruck mentre sua madre finanziava il suo costoso stile di vita – compreso l’affitto della villa ai piedi del Patscherkofel, che si dice ammonti a quasi 240.000 euro al mese. La madre, Ingeborg Benko, è una beneficiaria della Fondazione privata Laura austriaca e della Fondazione Ingbe del Liechtenstein. Si presume che René Benko abbia custodito qui i suoi beni.
Anche il capo della procura finanziaria Wolfgang Peschorn, che rappresenta gli interessi della Repubblica d’Austria nel caso Signa, in un’intervista alla NZZ di novembre ha espresso il sospetto che Benko possa continuare il tipo di attività che aveva svolto prima il fallimento e così via costruiscono un mondo parallelo, una sorta di Signa 2.
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