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Generazione X e Millennials, preparatevi a piangere guardando TF1

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Venerdì sera in Francia si prevede un fiume di lacrime. Il nostro barometro per questa previsione del tempo del cuore? La trasmissione, dalle 21:10, su TF1, di “Grazie Dorothée! “. Oppure un programma speciale, condotto da Nikos Aliagas, in onore di colei che, dal 1987 al 1997, ha accompagnato le merende, i mercoledì pomeriggio e i fine settimana di un’intera generazione di bambini ormai trentenni, o addirittura quarantenni.

Il “Club Dorothée” contava mille ore di programmi all’anno (!), ascolti colossali per la prima rete e, soprattutto, ricordi a bizzeffe per milioni di francesi.

Questa serata privilegiata fa rivivere quei bei tempi richiamando sul set i personaggi amati dai tempi in cui AB Production riempiva felicemente il programma di TF1 – Jacky, Patrick Simpson Jones, Bernard Minet, Hélène Rolles e compagnia – pur divertendosi molto per coloro che rimasti come Ariane, Corbier, René e Framboisier des Musclées…

“Ho preso un duro colpo al cuore dall’amicizia”

Sono presenti anche personalità di questa generazione del “Club Dorothée”. Tra questi, Amir, che è venuto a esprimere tutta la sua emozione e si è fatto portavoce dei suoi studenti spiegando quanto sia stata importante Dorothée nella sua vita da bambino. Parlando di questa sequenza diverse settimane dopo le riprese, la conduttrice confida di essere rimasta sorpresa dalla sua reazione: “Non pensavo fosse così segnato…” Stessa cosa quando ha incontrato Lorie durante le prove. Si abbracciarono. La cantante non ha trattenuto le lacrime.

La stessa Dorothée ammette di essere “quasi crollata”. Fin dai primi minuti di riprese: “Sono entrato sul set. Il pubblico ha reagito. E lì ho provato, stranamente, un’emozione… Boom! Mi ha colpito al cuore, lì…” “Ho preso un grande colpo di amicizia nel cuore”, ripete. Nel giro di due ore ha ritrovato “i milioni di amici” che ha festeggiato in uno dei suoi successi.

Alla fine di “Club Dorothée”, la conduttrice si è ritirata dai riflettori, uscendo raramente dal suo riserbo. Questo è forse ciò che spiega perché la sua immagine presso il suo pubblico è rimasta intatta, come congelata nella tenerezza provata per un passato idealizzato. Le chiediamo se è consapevole di essere, osiamo dire così, un’icona. “Che bello”, risponde, ma rifiuta questa precisazione, sostenendo di aver svolto il suo lavoro in modo “onesto, sincero, amichevole”. “Abbiamo fatto le cose seriamente, scherzando, tra virgolette, ma non sapevo che avesse una portata così grande. »

“Abbiamo creato un legame tra famiglia e scuola”

Si potrebbe dire che fosse solo TV. Solo che era più di questo. Il “Club Dorothée” è, per molti, un pezzo di storia intima. “I ragazzi che non potevano andare in vacanza erano con noi, quindi non erano soli. Abbiamo creato un collegamento tra famiglia e scuola», riconosce il principale interessato. Quindi forse non un’icona ma una figura materna, o una sorella maggiore, una buona amica.

All’epoca, le menti cupe, guidate da Ségolène Royal, giocavano al panico morale e prevedevano che lo spettacolo avrebbe generato una generazione di imbecilli. Il tempo che è passato ci permette di vedere chi è diventato cosa. Il “Club Dorothée” era la porta d’ingresso del manga in Francia. IL Dragon Ball Z, Nicky Larson e altri Occhi di gatto sono diventati parte della cultura popolare. “È stato molto difficile imporli. Ma è stato bello offrire qualcos’altro. L’importante, infatti, non erano proprio le critiche degli adulti, ma i sentimenti degli stessi telespettatori. Ai bambini è piaciuto, sapevano che era un cartone animato”, dice Dorothée. Così, a quasi trent’anni dalla fine dello spettacolo, ha ricevuto per posta splendide testimonianze: “La gente mi scriveva per dirmi: ‘Grazie a te faccio manga, faccio animazione’. »

“Ci è stato detto: ‘Vai avanti, provaci!’”

Se i ricordi sono così forti è anche perché il “Club Dorothée” era un campo di sperimentazione. Oggi si produrrebbe ancora l’assurda poesia “Nessuna pietà per i croissant”? Niente è meno certo. “Era un periodo in cui potevamo provare a creare, a fare. Abbiamo proposto idee, le abbiamo discusse. Non abbiamo fatto ricerche di mercato. E ci è stato detto “Vai avanti, fallo!” »

Il nostro dossier sul Club Dorothée

La nostalgia vissuta tende indubbiamente ad abbellire le cose, ma è impossibile restare indifferenti di fronte a questo spettacolo omaggio che propone anche agli spettatori d’altri tempi uno specchio del tempo che passa. È sufficiente ascoltarne alcune note Nevi himalayaneDi Nicola e Marjolaine o da Per fare una canzoneeseguita nello spettacolo (Dorothée ha venduto anche 20 milioni di album!), così che la magia avvenga e faccia scorrere lacrime di malinconia mista a gioia.

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