Tristan, un giovane della comunità georgiana, vive a Nizza con i suoi genitori in un piccolo appartamento in un quartiere popolare. Sua madre dà lezioni di pianoforte, suo padre è l’autista di un oligarca russo ed è destinato a diventare prete ortodosso. Ma dopo che suo padre viene ucciso da delinquenti, che lo scambiano per il suo capo, arriva all’improvviso il fratello maggiore Gabriel, violento e impulsivo, assetato di vendetta…
Akaki Popkhadze, il giovane regista franco-georgiano, coautore anche della sceneggiatura, ha spiegato che questo primo film conteneva molti elementi autobiografici. Lui stesso, come il suo personaggio Tristan, è arrivato nel nostro Paese da bambino senza parlare una parola di francese. L’azione si svolge in quartieri di Nizza, molto meno glamour di quelli che vediamo abitualmente sul grande schermo.
Allo stesso modo, se la mafia georgiana è apparsa spesso al cinema o nelle serie, “Bûle le sang” ha il merito di dimostrare che questi criminali non possono rappresentare una comunità che qui scopriamo attraverso la vita quotidiana di alcuni dei suoi membri. rappresentanti.
Ai fini della storia, i due attori principali, Nicolas Duvauchelle, che interpreta Gabriel, e Florent Hill, nel ruolo di Tristan, nonché coautore del film, hanno imparato alcune parole di georgiano. E soprattutto sono molto convincenti. Il primo nei panni del figliol prodigo, un tempo costretto a tornare a casa dopo essere caduto nella delinquenza e aver disonorato la sua famiglia, ora spinto solo dal desiderio di vendetta. Il secondo come il suo fratellino, molto più calmo e riflessivo, molto più maturo del maggiore. Alcuni bei ruoli secondari completano il cast, come lo stupefacente Denis Lavant nei panni del padrino della malavita locale, o lo scatenato Finnegan Oldfield nei panni del piccolo delinquente, cocaina fino alle narici.
La trama non moltiplica le scene d’azione, ma offre comunque delle belle scariche di adrenalina, inclusa una lunga sequenza piuttosto ben tagliata contro i trafficanti bulgari. Un rammarico, però: l’intero lungometraggio è girato con un obiettivo “fisheye”, che arrotonda i lati dell’immagine, il che diventa noioso…
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