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Israele-Hamas, Donald Trump: tempi incerti

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Come non gioire all’inizio? Domenica è arrivato il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, aprendo immediatamente la strada all’ingresso dei primi convogli umanitari nella Striscia di Gaza, dove vivono una situazione drammatica. Sono stati rilasciati i primi tre ostaggi israeliani. Il Papa non ha sbagliato, accogliendo con favore questo provvedimento durante la preghiera dell’Angelus e invitandone il rispetto. Francesco lo sa bene: molte incertezze circondano questo fragile passo verso la pace.

Non è forse intervenuto con tre ore di ritardo rispetto al piano iniziale, suscitando nuove inquietudini tra le popolazioni, che da quasi diciotto mesi subiscono il martirio? Non è semplicemente? “provvisorio” (sei settimane!), come continua a insistere il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu? “Ci riserviamo il diritto di riprendere la guerra, se necessario e con il sostegno degli Stati Uniti”, ha anche affermato. Un riferimento americano che non deve nulla al caso.

Tornando questo lunedì alla Casa Bianca, dove sarà ufficialmente insediato per un secondo mandato, Donald Trump arriva in una posizione rafforzata. Sulla scena internazionale ma anche su quella nazionale. In Medio Oriente, quindi, ma anche in Ucraina, il 47esimo presidente degli Stati Uniti vuole influenzare i conflitti.

Nel suo Paese ha annunciato misure shock, sicuramente brutali. I migranti si trovano quindi ad affrontare una minaccia di espulsioni senza precedenti. Colpi al mento? Non ne sono sicuro, poiché il magnate si è circondato di una guardia determinata ad agire. Non lasciamoci però ingannare: queste minacce creano deliberatamente un clima ansiogeno. Trump vuole destabilizzare per governare meglio. In questo clima instabile dobbiamo rimanere calmi e vigili.

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Francia

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