(Flavio Vanetti) Sofia Goggia innanzitutto Federica Brignone terza, con in mezzo le due la norvegese Vickhoff-Lie, ancella delle regine azzurre della velocità che non di rado si ritrovano insieme lassù nelle terre d’eccellenza della Coppa del Mondo di sci. La discesa di Cortina li pone uno accanto all’altro alla curva del leader e Super-Sofi riassume il momento: «Sappiamo di essere competitivi, questa è una bella rivalità che ci spinge. Entrambi abbiamo la fame di essere migliori: ecco, in una cosa siamo uguali”.
Sofia Goggia ha ripreso la marcia interrotta dai due “zero” del St. Anton ed è successo numero 26 della sua carriera, festeggiato con un selfie con Alberto Tomba (e con un bacio di Albertone al suo guantone da corsa), in ginocchio davanti al pubblico della “sua” Cortina: «Vincere a Cortina è qualcosa di speciale per noi italiani, ma per me rappresenta più che essere primi in una gara» dice Sofia. Riferimento chiaro ai più, ma da spiegare ai non goggisti: sull’Olimpia delle Tofane, domata per la quarta volta in libera come Isolde Kostner (che vanta il quinto successo in superG), la campionessa bergamasca ha esultato ma ha anche sofferto momenti duri, con le cadute e l’infortunio che ha rischiato di impedirle di partecipare ai Giochi di Pechino 2022. Oggi però va tutto bene, senza contare che per Sofia è il ritorno alla vittoria in discesa dopo l’incidente del febbraio 2024. Nelle prove di Coppa del Mondo negli USA ha infatti vinto in superG ma è stata “solo” secondo nel libero.
Federica Brignone, però, ha finalmente sfatato il tabù di Cortina: mai sul podio, era sempre stata bocciata (“Al massimo ho fatto qualche bella manche” spiega, riferendosi allo slalom gigante). Il primo i primi tre glielo permette gioca a bingo: torna in testa alla classifica generale (539 punti, contro i 533 dello svizzero Rast, che non gareggia nelle prove veloci) e mantiene la vetta di quella discesa davanti a Sofia (189 contro 180). Domanda: ti aspettavi di essere davanti al tuo compagno di squadra nella specialità che è il tuo terreno di caccia? «No, non avrei mai immaginato di ritrovarmi al comando».
IL già durante le prove si erano visti i segni della giornata gloriosadominato da Sofia e Federica. Ma trasferire questo primato alla corsa non è stato semplice perché Vickhoff-Lie, caduto con il numero 2, non ha commesso errori ed è stato veloce ovunque tranne che nel segmento finale. Ma presto fu chiaro che il suo 1’34”37 era un «tempo». Non lo ha battuto chi aveva ragionevoli speranze di riuscirci, come Ledecka, Huetter (vincitrice della Downhill Cup nel 2024) e perfino la stessa Brignone, che aveva il numero di partenza 8. Tredici centesimi di differenza per Federica: nessun errore grave , ma non è riuscita a fare la differenza – secondo le sue parole – “nell’area in cui ho ottenuto il miglior tempo nei test”.
Puchner e non ce l’ha fatta neanche lui Gut-Behrami (che ha anche corso il rischio di atterrare sulla coda dopo un salto)ma ci è riuscita Super-Sofi: alla curva Delta ha firmato il suo capolavorocancellando uno svantaggio di 19/100 sul Lie con un vantaggio parziale di 55 centesimi. Cauta poi nel salto di Rumerlo (il vantaggio è sceso a 20/100), ma con la velocità di 117 orari si è assicurata il traguardo: 1’33”95, record crollato.
Dopo di lei nessuno ha potuto impensierirla, nemmeno il giovane svizzero Blanc (uno in rampa di lancio), o Macuga con il suo sorprendente successo in superG a St. Anton, o addirittura Lindsey Vonn. Dopo la caduta nella prima prova, il quarantenne campione è tornato a dicembre, a quasi sei anni dal ritiro, non è mai apparsa in condizioni di pericolo. Forse questa volta per lei l’aspetto mentale ha avuto la priorità: era necessario non sbagliare e, soprattutto, era fondamentale arrivare al traguardo. Missione compiuta, ma con un ventesimo posto che rappresenta per Lindsey un passo indietro rispetto ai buoni risultati di St. Anton e in particolare al quarto posto in superG.
Sofia Goggia si è così lasciato andare al ruggito dei tifosi da Cortina e un commento: «Prima di partire avevo il cuore in bocca ed ero emozionato. Il mio test non è stato perfetto, qua e là ho commesso qualche piccolo errore. Ma sono riuscito a rimanere in contatto diretto con la gara”.
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