La comunità mahorese che vive nella Francia continentale attende notizie, spaventata. Mayotte è stata devastata dal ciclone Chido e il bilancio delle vittime potrebbe raggiungere centinaia di persone… Le comunicazioni con l'isola sono ancora molto difficili. A Marsiglia, i Mahorai sono attaccati ai loro telefoni e sperano di contattare i loro cari nei villaggi saccheggiati dell'isola.
Sul suo telefono, Marcel Galeski scorre le foto che riceve dal villaggio Mahorais, Labattoir, sulla Petite-Terre. Riconosce il quartiere in cui viveva. “Tutto è davvero rotto, rotto…”dice. Da sabato, cerca di contattare i suoi genitori e suo fratello ma nessuno risponde. “È ansia. Finché non ho notizie non sono tranquillo”spiega.
Condivide questa aspettativa con Barirati Chamassi. I suoi parenti vivono nel villaggio vicino, Pamandzi. Nemmeno lei lascia andare il telefono. Da Marsiglia ha potuto avere notizie da sua madre e scambiare alcuni messaggi con suo fratello, che “non ha più un tetto sopra la sua casa. Tutto è stato strappato via. È apocalittico.
“Siamo impotenti, qui, a distanza, sapendo che le nostre famiglie sono lì. È molto complicato vivere”.
Barirati Chamassisu franceinfo
Per combattere questo sentimento di impotenza, Barirati Chamassi sta ora cercando di lanciare una catena di solidarietà per Mayotte. E non è l'unica che cerca di inviare aiuti. Naer Abadallah sta organizzando una raccolta alimentare, chiamando le associazioni. “Riso, pasta, scatolette di tonno… Dobbiamo trovare soluzioni”precisa. I suoi fratelli vivono nel villaggio di Combani, la loro casa è una delle uniche ancora in piedi, tutte le capanne di lamiera attorno sono crollate.
Naer Abdallah è riuscito a contattarli per qualche minuto questa mattina : “Tutto è andato via. Mio fratello mi ha detto che attraverso la finestra ha visto corpi umani nell'aria. Attualmente non c'è acqua, né elettricità, né cibo, quindi sono partiti a piedi fino a Mamoudzou. Sono riusciti a prendere solo due bottiglie d’acqua e un sacco di riso. Mio fratello maggiore mi ha raccontato che sulla strada, quasi ogni chilometro, vedeva gente che scavava tombe e tanti cadaveri per terra”.
“L’isola è distrutta”riassume in un messaggio uno dei fratelli di Naer Abdallah. Ci vorranno decenni per ricostruire Mayotte, dice questo marsigliese di origine mahorese.
A Marsiglia, i Mahorai raccolgono notizie delle loro famiglie colpite dal ciclone Chido. Rapporto di Mathilde Vinceneux
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