Circa 1.600 membri della polizia, tra cui 800 gendarmi dotati di droni, sgomberano le asce e forniscono aiuti. Sul fronte dell'ordine pubblico non si registrano saccheggi ma tutte le pattuglie sono in allerta.
La polizia è impegnata in una vera e propria corsa contro il tempo per cercare di far uscire Mayotte dal caos in cui l'ha gettata sabato il ciclone Chido. Di fronte alla catastrofe, lo Stato, del tutto impotente, cerca di riprendere il controllo. Mentre lunedì mattina il ministro degli Interni, Bruno Retailleau, è arrivato sull'isola devastata, circa 1.600 membri dei servizi di sicurezza interna sono stati mobilitati per quasi 48 ore. Incarico? Si cerca di stabilizzare una situazione più che traballante. Da 48 ore la polizia chiede aiuto a tutte le forze presenti sull'isola mentre quasi 800 gendarmi, di cui 450 appartenenti a sei squadroni mobili, lavorano duramente sul posto. “Anche se due baracche sono state distrutte e diverse altre sono state danneggiate durante il disastro, i gendarmi stanno procedendo in mezzo a scene di desolazione, dove tutto è spazzato via, per prima liberare le aree e liberare le vie di traffico”spiega a Figaro Colonnello Marie-Laure Pezant, portavoce della gendarmeria.
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Anche i militari dispiegati sull’isola dovranno contribuire ai soccorsi, in particolare grazie a nove droni incaricati di assistere nelle missioni di ricognizione nelle zone più inaccessibili. Per il momento nessuna fonte è in grado di fornire un bilancio umano affidabile, poiché i danni sull’isola sono colossali. Un terzo degli habitat precari sono stati letteralmente spazzati via. Mentre da sabato un elicottero della gendarmeria sorvola l'isola per provvedere «visione 3D» e informano le autorità, nove mezzi blindati sono mobilitati, così come la sezione locale del GIGN. “Per il momento la situazione della sicurezza è contenuta e non si deplora alcun disturbo significativo dell’ordine pubblico”assicura il colonnello Marie-Laure Pezant.
Esperti nell'identificazione delle vittime
Secondo le nostre informazioni, la polizia dice di sì “molto vigile” anche se finora non è stata portata alla loro attenzione alcuna scena di saccheggi regolari o di violenza, soprattutto perché lunedì mattina il numero di emergenza (17) era ancora inattivo su gran parte dell'isola. A Mamoudzou, invece, le comunicazioni sono state ripristinate e la polizia riceve una valanga di chiamate.
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Nelle prime ore della crisi avrebbero potuto essere commessi furti sparsi, in case sventrate e temporaneamente abbandonate dai loro occupanti. “C’è da temere una rivolta della fame e della sete”confida una fonte della sicurezza. Grazie all'intervento dei tecnici responsabili dei sistemi di informazione e comunicazione della gendarmeria (CIS), le comunicazioni radio tra soldati, polizia e servizi di emergenza, in alcuni punti degradate, hanno potuto essere ripristinate. Sempre secondo le nostre informazioni, un centinaio di gendarmi si preparano a lasciare la Riunione per arrivare a Mayotte entro pochi giorni mentre altri una cinquantina dovrebbero partire questa sera dalla Francia continentale. Tra loro ci sono specialisti nell'identificazione delle vittime dell'Istituto di ricerca criminale (IRCGN) con sede a Pontoise.
Onde migratorie
Situato nel mezzo dell’Oceano Indiano, a 8.000 chilometri da Parigi, l’arcipelago di Mayotte vede ogni giorno arrivare barche cariche di migranti dalle Comore. Più della metà degli abitanti sono di origine straniera. Anche se il prefetto François-Xavier Bieuville ha accolto con favore sui media di Mahorais una goccia del “insolvenza generale del 5,8%” tra lo scorso gennaio e ottobre, rispetto allo stesso periodo del 2023, l’arcipelago francese resta confrontato con un’insicurezza endemica. A fine settembre vi sono stati uccisi con dei coltelli due giovani, tra cui uno studente delle scuole superiori, durante una delle risse tra bande rivali. A maggio, un adolescente di 16 anni aveva già perso la vita dopo essere stato accoltellato a Barakani (centro-ovest). IL “Tagliastrada” presenti sull’isola non esitano a seminare il panico tra la popolazione. E il ciclone non ha fatto altro che aggravare la psicosi.
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